Ritirato da scuola a 9 anni dai genitori a causa dei metodi con i quali sarebbe stato trattato il figlio che ha una certificata problematicità. Un gesto cui di deve aggiungere un contestuale esposto ai carabinieri, alla procura dei minori e all’ufficio scolastico regionale dove si denuncia il reiterato ricorso all’allontanamento dalla classe del bambino o addirittura alla “segregazione” in una stanzetta in compagnia del solo insegnante di sostegno. Non solo, tra le accuse in calce all’esposto, una – se fosse confermata – da far rabbrividire: «La maestra di sostegno di nostro figlio ci ha preso da parte e ci ha consigliato, e fervidamente, di far vedere nostro figlio da un esorcista».
La vicenda – decisamente delicata – si svolge in una scuola elementare di un piccolo centro delle Valli di Lanzo e coinvolge un bambino di 9 anni seguito da Asl e assistenti sociali: soffre di deficit dell’attenzione e ha problematiche di iperattività e difficoltà alla socializzazione, talvolta si è dimostrato aggressivo. «Le cose sono peggiorate da quando il maestro di sostegno con cui si trovava benissimo è stato alcuni mesi fa oggetto di un’aggressione (su cui c’è un’indagine in corso), per la quale sta affrontando una lunga convalescenza. Con lui il bambino stava facendo molti progressi, poi la situazione è nuovamente precipitata», racconta il papà, che aggiunge «e quindi da allora la strategia con mio figlio è stata solo quello di allontanarlo dalla classe e rinchiuderlo in una stanzetta con il solo e nuovo insegnante di sostegno, senza poter dialogare con i suoi compagni. Alla fine è stato lui stesso a chiederci di ritirarlo. Che senso ha farlo andare a scuola così…».
Lo scorso anno un gruppo di genitori della classe scrisse una lettera all’istituto per denunciare la “problematicità del bimbo” che talvolta, in alcune intemperanze, era arrivato a gettare sedia, banco e quant’altro in aria e ad aggredire alcuni compagni.
«Non abbiamo tenuto sistematicamente il bambino fuori dalla sua classe – afferma il dirigente scolastico Giuseppina Realmuto – ne tantomeno da settembre come dicono i genitori. Lo scorso mese è però vero che è successo un episodio abbastanza grave per il quale si è deciso di allontanarlo per due, tre giorni, anche perché mancava l’insegnante di sostegno. Ho preso atto della vicenda che si trascina dall’anno scorso, lettera dei genitori compresa, non appena mi sono insediata alla presidenza di questo istituto comprensivo e stiamo facendo di tutto per ricomporre la situazione e far tornare a scuola il bambino. Ma i genitori invece di confrontarsi con me hanno scelto la via dell’esposto. Infine, sulla questione del presunto invito all’esorcista da parte di una insegnante (per di più di sostegno) non ne sapevo nulla – ripeto, sono qui da pochi mesi – ma avvierò tutte le verifiche del caso: se fosse vero sarebbe un fatto gravissimo».
LAPRECISAZIONE
«Quella frase non è da attribuire a me»
Riceviamo e pubblichiamo: «In riferimento all’articolo da Voi pubblicato sul “bambino ritirato da scuola da parte dei genitori” intendo precisare quanto segue. Il bambino in questo anno scolastico è seguito da due insegnanti di sostegno: il maestro di cui si parla nell’articolo e una maestra (la sottoscritta) che non ha mai pronunciato le parole riportate nell’articolo (in riferimento alla presunta frase sul ricorso ad un esorcismo per calmare il bimbo iperattivo, ndr). I genitori del bambino si riferirebbero ad un episodio precedente il mio arrivo. All’interno del paese e tra i familiari dei bambini frequentanti la scuola in cui insegno è stato insinuato il dubbio che sia io la responsabile, in quanto maestra di sostegno del bambino, della frase riportata nell’articolo. Si sta parlando di fatti antecedenti il mio arrivo e quindi l’insegnante citata nell’articolo non è l’attuale maestra del bambino».
Ne prendiamo atto rimarcando l’assoluta incidentalità dell’imbarazzo recatole in quanto la nostra cronaca, nel rispetto della privacy del minore, non dava alcun riferimento per l’individuazione degli stessi altri vari attori coinvolti a vario titolo dalla vicenda. Fatto possibile solo per contiguità ai fatti. (a.m.)