Da alcune ore viaggia in rete una videodenuncia nelle quale un sedicente reporter (non risulta iscritto ad alcun ordine professionale nè tantomeno aver sostenuto un esame di Stato), intervista ed accusa un professore di una scuola superiore del territorio per presunti abusi su alcuni studenti sulla base di filmati che sarebbero stati girati su sua indicazione durante le lezioni all’insaputa dell’insegnante e sulla scorta di denunce di diversi genitori e che mostrerebbero l’atteggiamento scorretto del “prof” in questione.
Abbiamo visto il video e al netto del fatto che i filmati (almeno quelli proposti) sono tutto meno che chiari, sappiamo anche che per averli i militari hanno dovuto confiscarli anche se dopo averli visti prima sui social. L’autore, parrebbe del tutto arbitriamente, li avrebbe resi disponibili alle autorità competenti solo dopo aver confezionato, e pubblicato, il proprio servizio su internet.
Il tutto mentre in ordine alla denunce raccolte si era a quella che era una fase, oltrechè delicatissima, preliminare delle eventuali indagini, che gli inquirenti avrebbero portato avanti con le dovute garanzie per tutti anche dopo la visione degli stessi filmati delle presunte evidenze. Nel documento l’impaurito insegnante rigetta le accuse parlando di un clima di affetto ed empatia proprio del suo modo di essere e parla di fraintendimento. Ma il processo, evidentemente, è già iniziato: sui social.
(nella foto di Costantino Sergi, il direttore Antonello Micali)