Da residenza sanitaria assistita a centro di accoglienza per migranti. È il destino che potrebbe toccare a Casa Chantal, la struttura aperta negli anni Ottanta da don Secondo Burzio, parroco di Mathi e poi passata alla cooperativa Sanitalia Service. L’edificio all’angolo tra via Parrocchia e via Martiri della Libertà è da anni al centro di lavori di ristrutturazione: annunciati nel 2018 e mai partiti. Con l’avvio del cantiere i 25 ospiti di Casa Chantal sono stati trasferiti a “Villa Lina”, rsa di Corio.
Prima dell’inizio del Consiglio comunale di lunedì 30 dicembre è stato Danilo Bianco a far esplodere la questione. «La cooperativa pur ammettendo ritardi nelle procedure, dovendo gestire un’azienda con oltre 700 dipendenti e 35 strutture, accusa l’ufficio tecnico del Comune di Mathi di aver rallentato, quando non ostacolato, l’inizio dei lavori di ristrutturazione della Rsa – ha letto il consigliere di Mathi – Una svolta per il domani – Quindi ha deciso di utilizzare una parte dell’edificio ad altre attività».
Roberto Pontelli, parente di un’anziana ospite di Casa Chantal trasferita a Corio, ha testimoniato di un recente incontro avuto tra la cooperativa e alcuni familiari. «Lunedì 23 dicembre ci hanno comunicato che Casa Chantal non avrebbe riaperto perché il Comune non rilasciava i permessi e la società aveva quindi deciso di comportarsi diversamente – ha spiegato – Devono far sfruttare l’immobile e a Mathi è previsto l’arrivo di 50 migranti pakistani e marocchini». La notizia che già circolava in paese ha mandato su tutte le furie il sindaco Vittorio Rocchietti. «Da Sanitalia non abbiamo mai avuto nessuna comunicazione ufficiale di questo cambio di destinazione – ha scandito il primo cittadino – Lunedì 16 dicembre in Comune è arrivata una lettera in cui la cooperativa chiede un incontro per esporre lo stato di avanzamento delle opere e la progettualità. In questi mesi la documentazione che è arrivata all’ufficio tecnico del Comune sui lavori da fare è sempre risultata errata o incompleta ».
A Mathi si potrebbe replicare il copione andato in scena a Forno, quando la casa di riposo della parrocchia, gravata da debiti, era stata ceduta a Sanitalia che l’aveva destinata poi a centro di accoglienza per migranti. «Siamo pronti a tutelarci in ogni sedi – conclude Vittorio Rocchietti – Siamo sempre stati corretti e non vogliamo farci prendere in giro. Mi viene da pensare che la questione è stata orchestrata, con la volontà di perdere tempo per perseguire un altro scopo, ma il Comune non farà da capro espiatorio».