Le analisi disposte dalle autorità competenti sul materiale di risulta degli scavi del cantiere per la posa della fibra telefonica a Nole nell’area di via Grazioli confermano la presenza del minerale di cui abbiamo ampiamente parlato nelle settimane scorse relativamente ai luoghi dei lavori. Si tratterebbe di Crisotilo, amianto bianco che appartiene al gruppo di amianto serpentino e che è il più comune nella nostra area dove tra l’altro, a Balangero, esisteva la miniera d’amianto più grande d’Europa.
Come è ormai noto l’intervento propedeutico a tali accertamenti -in punta di cautela – era partito quando è spuntata la lunga serie di sacconi bianchi che in un primo tempo erano stati irregolarmente e inopportunamente stoccati a “cielo aperto” nei pressi di abitazioni e dell’area che introduce al parco Corona Verde. Erano quindi intervenuti carabinieri e tecnici dello Spresal dell’Asl To4 dando il via alle prescrizioni del caso – sospensione degli scavi e disposizioni per regolare conferimento con apposita ditta specializzata e annessa location cui destinare il materiale – in attesa delle analisi su quanto estratto e anche di capire un aspetto che ha contribuito a rendere ancora più complessa la vicenda.
Infatti fino ad alcuni giorni fa il sindaco Luca Bertino riferiva di un «malinteso» che avrebbe portato gli inquirenti in primis ad indagare su un altro sito presso cui anche la ditta sarebbe stata in un primo tempo inviata (strada la Grangia), dove era in effetti nota anche all’Amministrazione la presenza di amianto, escludendo invece che la reale area dei lavori, via Grazioli, avesse il medesimo problema a fronte di caratterizzazioni del terreno preventive effettuate e ricevute prima di redigere il piano dei succitati lavori. I risultati degli ultimi accertamenti sembrano però contraddire tale scenario. «Sto cercando anche io di capire cosa non abbia funzionato con le comunicazioni (non facilissime) con la ditta e soprattutto aspetto di vedete queste analisi», aggiunge intanto il sindaco.
Cosa succede ora? Niente di drammatico ma solo quello che dovrebbe accadere sempre in situazioni del genere, ovvero applicare tutte le prescrizioni (dalla presenza di teloni ad hoc all’irrorazione continua dell’area per esempio) ampiamente codificate in 30 anni dal bandimento dell’amianto per la sua corretta e, in sicurezza, gestione allorché ci si imbatte nella cosiddetta “fibra killer”, fatto peraltro per nulla remoto nella nostra area come si sa; precauzioni con cui il nefasto status del minerale in oggetto può però venire tranquillamente meno ma che ovviamente fanno lievitare i costi. Ed è proprio fronte di ciò che il cantiere in questione potrà riprendere i suoi lavori nella loro completezza. Ma in piena sicurezza oltre per chi ci lavora, per la popolazione.