Al massimo i figli, e piccoli, al seguito ma nessun uomo in vasca, ovvero una fascia oraria in piscina per sole donne, o almeno per quelle che altrimenti non la frequenterebbero in momenti di maggiore promiscuità, per ragioni culturali e religiose.
È la proposta avanzata dalla società che attualmente gestisce l’impianto natatorio di Ciriè e che sarebbe stata accettata dalla Giunta Devietti. Una idea che invece non piace affatto ai consiglieri di Fratelli D’Italia che invece parlano di un «fondamentalismo che sottomette le donne che trova spazio in piscina» e che ora promettono battaglia in Consiglio comunale.
«In seguito ai lavori della commissione in cui si è discussa la proroga della convenzione della piscina, abbiamo avuto modo di scoprire che, tra le proposte di innovazione avanzate dall’attuale gestione ci sarebbe anche l’idea di riservare in alcune fasce orarie l’utilizzo delle vasche ad un’utenza esclusivamente femminile, al massimo accompagnata dai figli minori – spiegano i consiglieri di Fratelli d’Italia – una scelta che non solo troviamo discriminante nei confronti degli utenti di sesso maschile ma anche preoccupante».
La proposta della UISP BRA – Cuneo, titolare della convenzione comunale per la gestione della piscina è stata avanzata dopo più di un anno di interlocuzioni con gli uffici e la Giunta comunale e avrebbe – secondo FdI – come obiettivo quello di includere quelle donne a cui sarebbe impedito frequentare luoghi pubblici frequentati da uomini a causa di rigide interpretazioni di regole religiose o culturali. «In altre parole anziché contrastare modelli di discrminazione non compatibili con il nostro ordinamento si preferirebbe un approcccio di mitigazione del danno per venire incontro a uomini e mariti talmente gelosi da impedire alle loro consorti di frequentare luoghi pubblici come la piscina comunale», continuano i consiglieri meloniani della Città dei D’Oria – Abbiamo chiesto se fosse possibile rivedere questa parte della proposta prima dell’approdo in Consiglio comunale ma ad oggi non ci è arrivato alcun riscontro. Troviamo assurdo che nessuno si sia preoccupato di garantire che un luogo pubblico, che per sua stessa natura dovrebbe essere spazio di incontro e di inclusione sociale, possa trasformarsi in uno strumento di discriminazione in cui, come cita la stessa proposta: “nessun uomo verrà ammesso con l’eccezione dei bambini tra i 5 e i 7 anni” in spregio ai valori fondanti del nostro ordinamento e gli stessi dipendenti di sesso maschile, il tutto rigorosamente a spese della cittadinanza, visto che nel piano economico presentato è stato già chiarito l’indispensabilità del contributo Comunale che potrà arrivare fino ai 5.000€ al mese, per i prossimi 7 anni».