Sabato 19 ottobre, alle 18, con aperitivo ed intrattenimento musicale, presso la chiesa barocca dello Spirito Santo a Ciriè, in via Vittorio Emanuele 14, si inaugura la mostra con di Enrico Pelissero “Organika, Percezioni di un Linguaggio Universale”. L’evento – in una location ormai sede consolidata di eventi culturali, è realizzato dall’Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti (Apri) Odv, che da oltre 30 anni supporta persone con difficoltà visive. L’allestimento, realizzato con il patrocinio del Comune di Ciriè, con ingresso gratuito e curato dalla critica d’arte Carla Bertone, sarà visitabile nei giorni: 20, 26 e 27 ottobre, 2, 3, 9 e 10 novembre dalle 16 alle 20.
La mostra nasce come percorso tattile per i non vedenti, ma, al contempo, rappresenta un’esperienza di fruizione alternativa per tutti. I volontari sodalizio accompagneranno gli ipovedenti nella visita della mostra. Accoglieranno i più piccoli, le scuole o chiunque voglia fare un’esperienza alternativa nell’arte, fornendo una mascherina, una benda o gli occhiali oscurati, unitamente ad alcuni consigli utili per la lettura tattile delle opere. «L’artista esporrà una serie di opere per altrettante tematiche. Tra queste: La Culla Altare che sorregge l’essere: un bambino avvolto nella sua stessa placenta che gli fa da tuta protettiva e lo connette con mondi invisibili – spiegano gli organizzatori della personale – Si potranno ammirare alcune sculture distopiche provenienti da mondi evoluti, da una specie di futuro, ormai scomparso. In essi l’uomo è prigioniero di forze autoritarie e autarchiche che lo schiavizzano abbruttendolo. Sono ambienti chiusi, privi di libertà». Pelissero esporrà anche alcune sculture organiche, legate alla natura ed al pianeta, agli universi sommersi ed alle rocce terrestri. «Sculture che occupano ambienti, elementi vitali e formano bio-mondi che offrono esperienze tattili particolari e invitano ad avvicinarsi alla bellezza del pianeta e, soprattutto, a tutelarla».
L’artista tra l’altro ha sposato con entusiamo questo evento sulla scorta del suo personale rapporto con la cecità: «Il buio mi ha sfiorato per un brutto episodio accaduto nell’infanzia – racconta Enrico – Un grave infortunio traumatico da bambino, a 8 anni, mi ha portato alla quasi cecità da un occhio ed alla conseguente operazione a 16 anni con il trapianto di cornea. Quindi, gli anni successivi, sono stati piuttosto traumatici per il terrore del rigetto e per l’attenzione continua ad evitare qualsiasi pericolo per evitare traumi. La tensione e la paura sono state altissime. Tutta la mia adolescenza è stata scandita dal problema dell’occhio offeso e, soprattutto, dalla paura di farsi male per non ripiombare nel buio e dover rifare l’operazione. Mi perseguitava la paura di rifrequentare diversi medici, diversi ed altri ospedali, dove ho incontrato persone con problematiche gravi».
Enrico Pellissero vive, lavora e crea a Leinì. Oltre alla scultura su marmo, pietra, legno, resine e materiali duri si cimenta in minuti disegni su carta che ritraggono micromondi naturali, resi con una tecnica capillare, ricca di particolari ispirati ai batteri, a ciò che è invisibile e si dedica ad un ciclo di autoritratti in cui, di volta in volta, evidenzia uno stato d’animo.