«Un grave danno all’ambiente e alla fauna che nello specifico lo caratterizza, quella cosiddetta cavernicola e, più nel dettaglio soprattutto la popolazione di chirotteri». Questa in sostanza la denuncia, con annesso allarme ambientalistico e corposo dossier fotografico, depositata ai carabinieri forestali da un ricercatore del gruppo speleologico Mus Muris: la vicenda riguarda le Grotte di Pugnetto, nelle Valli di Lanzo, che sarebbero state “chiuse” con reti e cancelli in spregio alle normative di salvaguardia faunistico del caso. Le grotte di Pugnetto sono un’area di interesse naturalistico regionale su cui insistono tre enti: il Comune di Mezzenile, il Cai di Lanzo e l’Ente Parchi. In diverso modo concorrono alla sua tutela e gestione.
«Questa grave situazione – si scrive nell’esposto -querela -non rispetta le normative vigenti inerenti i siti di Importanza Comunitaria “SIC” e la redazione del Piano di gestione denominato “Grotte di Pugnetto”, affidato all’IPLA dalla Regione Piemonte, Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette: il Piano è stato integrato con le informazioni acquisite con il Progetto ”Tutela e valorizzazione scientifica, culturale e turistica del S.I.C. Grotta di Pugnetto” attuato dall’attuale Soggetto Gestore, L’Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali».
Nella denuncia presentata ai forestali e firmata da Silvio Macario si fa notare che «Oltre ad essere un SIC le Grotte di Pugnetto sono state designate come Zona Speciale di Conservazione “ZSC”, allo scopo di salvaguardare e conservare gli habitat naturali e le diverse specie faunistiche che la popolano e frequentano. «Una di queste situazioni che noi speleologi abbiamo riscontrato è l’installazione di una rete a maglie fitte sul cancello d’ingresso della Borna, una delle cavità ipogee più estese del complesso Grotte di Pugnetto, e all’interno l’asportazione completa delle foglie (…), veicolo per l’alimentazione primaria di cui si nutre parte di questa fauna cavernicola; (…), lo strato di foglie ha una funzione molto importante, funziona da termoisolante mantenendo l’umidità nelle argille o fanghi che ricoprono il substrato, ove dimorano alcuni organismi viventi».
La chiusura delle caverne -secondo il querelante -con rete a maglie fitte non permetterebbe soprattutto il passaggio di chirotteri e altra piccola fauna. E ancora: «Altro danno, sicuramente uno dei più gravi è la chiusura degli accessi per la Tana del Lupo, Grotta minore del complesso di Pugnetto, il materiale utilizzato è una rete da recinzione e un telone di plastica, anche in questo contesto si cerca di evitare l’ingresso delle foglie e con esse tutto quello con cui madre natura nutre la sua fauna cavernicola, inconsapevoli dei danni che la plastica può fare deteriorandosi».
A fronte di tutto ciò, secondo questo esposto quindi l’esistenza della fauna troglofila, (ragni, diplopodi, opilioni, lepidotteri, coleotteri, pipistrelli, volpi, tassi, ecc.), oltre ad essere costretta ad abbandonare l’area verso altri siti, sarebbe esizialmente a rischio: «Le conseguenze sono presto dette, l’abbandono da parte della fauna cavernicola da questi ipogei, mentre per i chirotteri (pipistrelli), può essere anche subentrata la morte, non potendo più uscire per cacciare, mentre nel periodo invernale hanno dovuto cambiare luogo per lo svernamento».
Sulla denuncia dello speleologo del gruppo Mus Muris. Il presidente del Cai di Lanzo, Gino Geninatti, riferisce che gli interventi elencati come «dannosi se non esiziali» dal denunciante (ma a sua volta percepiti come non tali) per la salute della fauna cavernicola erano stati realizzati su precisa indicazione dell’Ente Parchi. Non solo ha anche specificato che lo stesso abbia poi prescritto ai volontari di togliere le reti, sostituite da cancelletti dalle cui feritoie i pipistrelli possano passare.
Un modus operandi spiegato meglio dalla dottoressa Stefania Grella, direttrice dell’ente, partendo da quello della sicurezza circa l’accesso al sito e sue limitazioni. «Posto che non ci risulta nemmeno un chirottero morto (chiederà ulteriore conferma alle guardie parco, ndr), precisiamo che la chiusura delle grotte è stata decisa già dopo gli interventi di bonifica che vi abbiamo effettuato con fondi regionali quasi dieci anni fa per liberarle da una vera discarica di rifiuti e per impedire alle persone non autorizzate di continuare a infilarvici e poi portare via di tutto (stalattiti, stalagmiti e minerali), cagionando davvero danni ambientali ma non solo: la misura è stata adottata anche in punta di sicurezza per chi entrava. È anche successo che qualcuno si perdesse, sono grotte che corrono per oltre 900 metri e se si rimane senza luce ci si può davvero smarrire».
Grella spiega anche che i cancelletti con feritoie sono stati pensati proprio per permettere ai pipistrelli di poter – dopo lo svernamento – uscire e che al contempo sono utili per proteggerli, scoraggiando eventuali visitatori ad entrare e disturbarli.