Sostanzialmente, alla fine, non ha riposto alle domande della pm Valentina Bossi. L’anarchico delle Valli di Lanzo, il 40enne Davide Perotti, è addirittura apparso sfrontato davanti alla pubblica accusa e al collegio presieduto dalla giudice Stefania Cugge. Come era stato spavaldo anni fa davanti ai carabinieri di Ciriè che lo avevano portato in caserma perché lui non voleva indossare la mascherina all’interno di un centro commerciale della zona.
La settimana scorsa, scortato dalla polizia penitenziaria che lo ha scortato dal carcere di Ferrara dove sta scontando una condanna a tre anni e dieci mesi, Perotti si è presentato in aula a Ivrea per essere sottoposto all’esame. Vestiva con un bomber con la scritta “Propaganda” e una tuta verde acqua. L’anarchico di Monastero di Lanzo, (difeso dall’avvocato Manuel Perga) è finito a processo insieme a Matteo Bortolan, 42 anni, per resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e detenzione illegale di armi perché aveva tentato di acquistare attraverso una ricerca in rete salnitro e perclorato di sodio, elementi chimici che sarebbero ritenuti utili al confezionamento di ordigni esplosivi.
Alla domanda della pm Bossi sui candelotti trovati a casa sua nel corso della perquisizione ha riposto che li aveva acquistati per festeggiare il Capodanno. Quando il magistrato gli ha chiesto di giustificare le ricerche su internet, Perotti, ha risposto: «Facevo dei controlli. Perché non si può?». E la piante di marijuana? «Me la fumo».
E alla richiesta di una riposta a quelle frasi minacciose «Vi ammazzo» e «Vi sparo in testa» rivolte ai militari che lo avevano fermato ad un posto di blocco, Davide Perotti, si è giustificato: «Sono ancora vivi però…».
La storia risale al 24 agosto 2021 quando Perotti, conosciuto nell’ambiente anarchico con il soprannome di “Bomba” venne arrestato proprio all’esterno di un supermercato a Cirié. Quel giorno non indossava la mascherina e prima il vigilante e poi i carabinieri di Ciriè lo avevano fermato, cercando di riportarlo alla calma.
Durante una perquisizione nella sua casa dove abita o almeno abitava, i militari avevano trovato sette candelotti di grosse dimensioni e modificati, definiti dagli artificieri “ad alto contenuto esplosivo”. Per il consulente della difesa, però, in aula, quegli esplosivi non avrebbero assolutamente avuto una potenza micidiale.
Perotti, tenuto sotto osservazione dagli investigatori per alcuni episodi avvenuti nel corso di manifestazioni, era accusato di diversi reati. L’acquisto del materiale non si era concluso perché il fornitore in quei giorni aveva contratto il Covid e non poteva quindi lavorare. Il sospetto degli inquirenti è che l’obiettivo di Perotti fossero il Cpr di corso Brunelleschi a Torino e la sede di Intesa Sanpaolo. Perotti doveva rispondere anche di ra-pina e tentata rapina. Aveva rapinato due bar e tentato un colpo a un supermercato insieme con il figlio 42enne del serial killer Maurizio Minghella, Gianpiero Finessi. «L’amicizia tra i due ha acuito la loro già apprezzabile capacità di delinquere avendo trovato l’uno nell’altro il giusto sostegno morale e materiale», si legge nell’ordinanza. Il processo è stato aggiornato al 7 giugno.