E così anche il pannolone, alla fine, rischia di pagarlo “Pantalone” e poco importa se questa volta ha le fattezze di un anziano e la categoria del pensionato, che fatta eccezioni per alcune pensioni d’oro è sempre più il terminale dei sacrifici che i vari Governi chiedono a chi non può esimersi da pagare le tasse: un dibattito portato in aula regionale in questi giorni dalla consigliera Monica Canalis del Pd in merito al provvedimento della Giunta Cirio del dicembre 2023 che ha ridotto le quantità di dispositivi per l’incontinenza consegnati gratuitamente dalle Asl alle Rsa ed alle famiglie con anziani non autosufficienti.
«Molte Rsa, non adeguatamente informate dalle Asl – ha dichiarato Canalis – hanno richiesto alle famiglie di integrare il costo dei pannoloni, a partire dal 1° marzo. Un disagio in più per nuclei familiari già messi a dura prova dall’onerosità delle rette. Gli ausili per l’incontinenza sono fondamentali per la dignità e il benessere degli anziani non autosufficienti e per alleviare il carico economico sulle famiglie, oltre a migliorare la qualità dell’assistenza, in termini di igiene e prevenzione delle infezioni e delle piaghe da decubito». Argomenti quindi finiti in un question time in Consiglio: «Nel rispondere – continua Canalis – la Giunta ha dichiarato che la Dgr ha recepito nuovi criteri nazionali che prevederebbero nuove tipologie di pannoloni, con caratteristiche di maggiore assorbenza e conseguente minor necessità di utilizzo. Resta il fatto che le famiglie e le Rsa non sono state adeguatamente informate del cambio di prestazione e che il cambiamento sta peggiorando la percezione della cura».
Altra nota dolente del pianeta anziani in difficoltà riguarderebbe poi le tante domande all’opzione Sceltasociale rimaste inevase; l’iniziativa regionale prevedeva un bonus di 600 euro mensili per due anni da destinare alla regolarizzazione di badanti e assistenti. Annunciata con grande enfasi l’anno scorso, per la misura sono stati stanziati 45 milioni (+45), di cui – nella prima tranche andata esaurita a luglio – sarebbero fin qui stati erogati quasi 18 milioni di euro. Una cifra che dà il segno del bisogno di assistenza e che aveva invogliato molte persone ad aderire al bando. Ai 130 finora rimasti a becco asciutto che si sono spesi tra caf, commercialisti e cedolini e che hanno nel frattempo iniziato ad erogare gli stipendi ai propri assunti contando sull’aiuto del bonus, è invece arrivata la comunicazione che pur essendo stata accettata, «la domanda non è finanziabile».
Nella risposta non si capisce nemmeno bene se vi saranno altre tranche su cui sperare anche se l’assessore Marrone in estate era stato chiaro: «Ci saranno».