Senza Naspi da sei mesi e con la prospettiva della pensione ancora lontana. È la storia paradossale di Carlo Bussino, 68 anni originario di Imperia e da qualche anno residente a San Francesco al Campo. Fino al 2015 ha lavorato nel settore informatico, nel 2017, dopo aver superato dei problemi di salute, trova impiego come badante convivente a Ceretta. Nell’agosto dello scorso anno viene licenziato dall’azienda per cui lavorava e presenta a un Caf di Ciriè la domanda per ottenere la Naspi all’Inps.
«La pratica è stata accettata e mi hanno spedito la lettera ufficiale da Roma nella quale dicono che tutto è andato a buon fine – spiega Bussino – Anche sul mio fascicolo elettronico, sul sito MyInps, risulta che è stata accolta e tra parentesi è scritto che è in pagamento. Ma da allora non ho ricevuto nulla e devo far fronte alle spese per pagare le bollette, l’affitto e fare la spesa». Decide allora di rivolgersi alla sede dell’Inps di Ciriè. «Sono andato più volte, l’ultima mi ha ricevuto il direttore, persona davvero squisita e gentilissima, ha perfino telefonato in viva voce a Roma per farmi comprendere la situazione – continua – Alla fine è risultato che il mancato pagamento è dovuto alla ditta dove avevo lavorato prima del mio ultimo contratto. Risulta sotto indagine da parte dell’Inps per gravi irregolarità. La Naspi non può quindi venire erogata e i codici fiscali dei dipendenti sono stati bloccati. Da quel che mi risulta non sono il solo in questa situazione, quello che mi fa più rabbia è che a rimetterci è il lavoratore, quando il problema è stato causato da altri».
Nel periodo contestato Bussino aveva lavorato in una cooperativa. «I contributi sono stati pagati, ma sono poi venuti fuori dei problemi che l’hanno esclusa dal circuito di accreditamento da parte di una grande agenzia specializzata nell’assistenza domiciliare – conclude – Io, intanto, avevo comunque trovato un’occupazione come badante convivente con un’altra azienda. Nel 2023 ho fatto domanda per la Naspi quando è sorto il problema. Ora mi ritrovo senza alcuna forma di reddito, sono in là con gli anni, con la schiena rotta per il lavoro che ho fatto. Al momento sono riuscito a tirare avanti con le tranche del Tfr, ma ora i soldi stanno finendo e le prospettive sono davvero difficili. Non capisco perché sia così complicato sbloccare la situazione. A rimetterci, lo ripeto ancora una volta, sono i dipendenti che non sanno come andare avanti»
La stesse caratteristiche d cui sopra per un altro caso, denunciato a questa redazione dalla signora A. V. di Nole: praticamente – racconta – da due anni sta aspettando la Naspi, la disoccupazione è stata accettata ma non erogano il contributo perché il codice fiscale risulta bloccato visto che il suo precedente datore di lavoro ha delle pendenze con l’inps. E’ arrabbiata e disperata perché è sola con una figlia di 17 anni.