L’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia si è reso recentemente protagonista di una invettiva contro la cosiddetta scuola inclusiva, “rea”, secondo il filosofo di “frenare” gli studenti normodotati nella loro crescita: già, perché la scuola la condividono anche con ragazzini disabili e stranieri, per i quali -aggiungiamo anche noi- spesso, non c’è il sostegno adeguato. I dati dicono però che la resa degli studenti italiani non è inferiore a quella dei coetanei degli altri Paesi e, quando lo è, lo è per tutt’altre cause.
La querelle di cui sopra ha avuto però un merito, quello di sdoganare – rendendola riconoscibile – una certa, e odiosa, insofferenza/intolleranza strisciante che sta crescendo rispetto a diversità e difficoltà che mal si coniugano (anche se lo fanno lo stesso) all’ipocrisia con cui una volta l’anno, nelle cosiddette giornate dedicate, vengono celebrate.
Come quella dei “calzini spaiati” andata in scena nelle scuole di tutto lo Stivale e che ha creato un caso in una scuola di un centro del Ciriacese: una mamma ha affisso un cartellone dove ha espresso – in maniera garbata e senza violare alcuna privacy – la sua delusione rispetto all’atteggiamento, «poco empatico » di diversi genitori dei compagni del figlioletto, che soffre di una sindrome autistica, rispetto al comportamento del suo piccolo (pubblicando alcuni stralci di chat) ma ha anche dovuto incassare la quasi immediata rimozione del cartello (nella foto).
E non era una protesta nemmeno contro la scuola -«l’insegnante di sostegno è meraviglioso» -o verso gli stessi bimbi ma un invito a riflettere per gli adulti.