di Toni Farina*
«Voglio dirti una parola, solo una parola» – «Sì signore»- «Mi ascolti?… Plastica.»
«Non credo di aver capito.» -«L’avvenire del mondo è nella plastica, pensaci!”…. Ci penserai?» Così suggeriva l’amico di famiglia al neolaureato Bed Braddock- Dustin Hoffman nel film culto Il Laureato. Correva l’anno 1967 e, a quasi 60 anni di distanza, si può ben dire che la profezia si è avverata. Plastica everywhere. Negli oceani, mista a polvere nelle strade di mezzo mondo, nei ghiacci dell’Antartico, nei debordanti cassonetti dei rifiuti. In montagna.
Già, in montagna, sulle nostre Alpi.
Plastica è il cotton fioc trovato al Lago Goletta: a chi mai sarà venuto in mette di togliersi il cerume dalle orecchie lassù a 2700 metri, sulla riva del lago, al cospetto dei ghiacciai sofferenti dell’alta Valle di Rhêmes. Forse la necessità di cogliere nella sua allarmante pienezza lo scroscio della cascata generata dalla fusione del ghiaccio (sempre più liquido). Battute a parte, il fatto è emblematico di una situazione allarmante che fa il paio con i ghiacciai alpini che collassano.
Plastica dunque, a quintalate. Perché il quintale è l’unità di misura adeguata a misurare la quantità di rifiuti plastici e similari raccolti dall’equipe coordinata da Franco Borgogno, divulgatore e coordinatore del progetto CleanAlp (primo progetto al mondo sull’inquinamento da plastica in montagna), ideato e realizzato da European Research Institute.
Nel corso di 46 escursioni effettuate in 26 valli delle Alpi occidentali, dal confine con la Svizzera alla Val Tanaro, sono stati percorsi quasi 500 km di sentiero, raccogliendo un totale di 203,815 kg di rifiuti, con una media di 0,4286 kg per ogni chilometro. Al termine di ogni escursione il materiale raccolto è stato censito pezzo per pezzo: 11357 gli oggetti registrati, 23,2 a chilometro.
Ad aggiudicarsi il primo posto sono stati i fazzoletti di carta (1832, 3.75 ogni km), seguiti dai mozziconi di sigarette (1307, 2,67/km). La tipologia di gran lunga più rappresentata è però costituita dalle confezioni per alimenti – bottiglie, contenitori per succhi, cioccolatini, caramelle, panini e tutto ciò che i frequentatori della montagna si portano dietro: 2713, 5,55 a km. Dati sconcertanti, altro che plastic free.
I risultati dell’operazione sono stati presentati martedì 12 dicembre presso Gallerie Italia, in piazza San Carlo a Torino. Tra le immagini proiettate, oltre al citato cotton fioc, particolarmente emblematica è l’immagine di un nido di uccelli costruito in parte utilizzando proprio frammenti di plastica, che inevitabilmente finiranno per essere inghiottiti con ovvie conseguenze dai nascituri.
Il progetto si è basato su una vera e propria ricerca di citizen science (scienza partecipata), ovvero un’attività scientifica a cui hanno collaborato oltre 800 volontari seguendo le istruzioni dei ricercatori e il protocollo stabilito. Tra le zone visitate rientrano anche alcune aree naturali protette: Alpi Marittime, Gran Paradiso, Val Grande, Monviso, Mont Avic. A tal proposito è significativo il fatto che non si siano riscontrate differenze fra parchi naturali e zone esterne.
Parallela all’attività di raccolta, non è stata trascurata l’attività di sensibilizzazione nei territori toccati, compresa l’attività educative nelle scuole. Di particolare rilievo le attività di formazione destinate ai professionisti della montagna, guide, personale dei parchi, operatori turistici. Da segnalare la fattiva collaborazione con AGRAP, Associazione Gestori Rifugi alpini, Escursionistici e Posti Tappa del Piemonte.
Il progetto proseguirà nei prossimi mesi con la divulgazione dei risultati finalizzata ad aumentare la conoscenza del fenomeno. Il censimento e la raccolta proseguiranno nel 2024 coinvolgendo altre valli delle Alpi occidentali. Si prevede anche di estendere la ricerca alle montagne dell’Appennino.