«Si informa che, per l’anno 2023, la Regione Piemonte ha comunicato ai Comuni che il competente Ministero non ha ripartito le risorse del Fondo Sostegno alla Locazione. Pertanto per quest’anno non risulta possibile attivare il relativo bando». È breve e lapidario il comunicato con cui l’Amministrazione comunale di Ciriè, sul suo sito internet istituzionale, avvisa che per l’emergenza abitativa, in sostanza, non c’è il becco di un quattrino.
E se è pur vero che la maggior parte delle famiglie nel nostro Paese vive in un’abitazione di proprietà (nel 2021 il 70,8% risulta residente in un’abitazione di proprietà, il 12,8% sostiene un mutuo e circa 2,2 milioni di nuclei sono stati registrati in situazioni di usufrutto oppure di titolo gratuito), l’affitto rimane comunque il contratto abitativo più frequente tra le famiglie meno abbienti: tra i più poveri, la percentuale dei nuclei familiari in affitto è pari al 31,8%, valore che scende all’11,3% tra i più benestanti.
Un contesto che si cristalizza negli attuali indicatori del disagio abitativo che va ad inserirsi in un quadro generale già precario in cui le famiglie più indigenti hanno più di un problema a sostenere il peso economico di un mutuo o di un affitto.
A questo punto pare evidente che occorrerebbero adeguate politiche abitative. Certo va anche detto che i Comuni si rapportano a tutto questo subordinati alle direttive (e ai fondi) dello Stato centrale. Nel frattempo sarebbe tornato a crescere il dato della locazione in nero. Ecco, almeno in questi casi, per le locazioni non brevi, in caso di morosità, non si dovrebbe poter sfrattare con procedura ordinaria, sino a formalizzazione del contratto avvenuta.