Oltre a convivere con il già pesante fardello che si porta dietro un testimone di giustizia, da qualche mese a questa parte deve sopportare l’altrettanto greve “spada di Damocle” della possibile revoca della sua scorta, provvedimento cui naturalmente si oppone, spiegandone già varie volte i motivi. L’ultimo di questi, a Pino Masciari, ex imprenditore sotto protezione da vent’anni dopo le sue denunce in Calabria, glielo ha dato la cronaca recente. E locale: «È stato appena arrestato – scrive Masciari, volto noto anche nel nostro territorio, legato a diverse campagne politiche e di legalità – in Val di Susa, il latitante Luca Mazzaferro, figlio di Ernesto Mazzaferro che con le mie denunce ho fatto condannare con sentenze passate in giudicato. Cosa devo aspettare ancora perchè si capisca che il livello di pericolo e rischio per me e la mia famiglia è rimasto concreto e attuale, non solo in Calabria, ma anche nei luoghi di dimora abituale? È scandaloso che periodicamente si tenti di revocarmi la scorta, nonostante questi gravissimi segnali di attualità del rischio».
Non solo, secondo Masciari «chi ha il dovere di vigilare sa bene che sono ancora accerchiato dalle persone che ho fatto condannare e se non da loro in prima persona, dai loro affiliati, dai loro figli, che hanno proseguito sulle orme dei padri, in quello stesso contesto criminale, che li vede ancora fortemente presenti non solo sul territorio calabrese ma in tutta Italia e anche oltre i confini nazionali». Il tesrimone di Giustizia sostiene infatti che l’arresto citato dell’altro giorno confermerebbe gli scenari dallo stesso paventati ancora una volta ed in maniera netta: «l’ho gridato in tutti modi e in tutte le sedi – continua La tutela mia e della mia famiglia deve essere garantita ovunque, sempre, senza se e senza ma, perchè la ‘Ndrangheta non dimentica e la portata delle mie denunce, come è evidente, continua ad essere ancora infinitamente attuale…»
Masciari oltrechè sulla sua peculiare condizione ha più volte messo in risalto nei suoi interventi quanto l’attenzione sul fenomeno mafia si sia affievolita, consentendo (anche nella nostra zona) alle mafie di riorganizzarsi, cominciando dai tentativi di riaggredire beni loro sottratti dopo l’inchiesta Minotauro di 12 anni fa.