«Quei bambini devono assolutamente tornare a scuola, è nel loro sacrosanto diritto ed è nella nostra Costituzione. Appena conosciuta la situazione mi sono subito attivato per trovare, e al più presto, una soluzione». Il sindaco di Leini Renato Pittalis -raggiunto telefonicamente lunedì dal Risveglio- è categorico, qualunque siano le vicende a margine della empasse, una svolta gliela si de deve dare, e subito.
Ci mette dunque faccia e impegno il primo cittadino leinicese, al quale in un fine settimana già funestato dalla tragedia occorsa alla bimba di San Francesco uccisa dalla disgrazia delle Frecce Tricolori è giunta la richiesta d’aiuto (peraltro rivolta anche al nostro giornale) di questa famiglia in difficoltà. Con la vita forse, ma anche con la viabilità e la logistica, che impedisce loro di far raggiungere in sicurezza ai propri bambini, 4 minori tra i 4 e i 6 anni, la fermata dello scuolabus più vicina alla loro abitazione. Per raggiungerla, suffragando le loro ragioni anche attraverso una nutrita documentazione videofotografica, occorre camminare a filo del margine di una strada buia e senza marciapiedi per quasi due chilometri e poco importa se oggi la mamma non li può accompagnare perché agli arresti domiciliari, se non lo fosse, a piedi, sarebbe in pericolo anche lei.
Senza buonismi e ipocrisie a questo punto diciamolo pure, si tratta di una famiglia di persone di origine nomade: la loro casa sta in un fazzoletto di terra di nessuno ai confini con Volpiano, tra campagna e aree industriali e commerciali, altamente trafficate da auto e molti camion, in un punto di snodo importante del traffico veicolare di chi si reca nel basso Canavese. «Mio cognato va a lavorare alle 6 e mia sorella al di là della detenzione non ha né macchina né patente, come suo marito. Del resto, quando abbiamo l’occasione di trovare un lavoro cerchiamo di non farcela scappare sa? – spiega lo zio dei bambini che non vanno a scuola – Siamo gente che ha anche sbagliato, ma ha pagato o sta pagando e che vorrebbe tanto poter cambiare vita, ma casi come questi ci dimostrano che per noi, tra realtà e pregiudizi sulla nostra condizione, ci sono sempre più problemi e ostacoli. E comunque non è vero che la nostra casa è abusiva, mio padre sta pagando il condono…».
Il rimando è al sindaco che, a prescindere dalla priorità relativa al ritorno a scuola dei ragazzi, nella nostra interlocuzione aveva fatto riferimento all’origine abusiva del manufatto in ordine alla sua difficile collocazione logistica per una famiglia con tali caratteristiche. «Stante che modificare il tracciato del bus mi sembra complicato, i nostri uffici sono in contatto con tutti gli enti preposti; dalla prefettura, ai servizi sociali, per riportarli presto in classe», conclude Pittalis.
++Notizia in aggiornamento++