Accolti con ogni sorta di preoccupazione, alcune anche legittime in ordine agli aspetti burocratici e programmatici del loro inserimento, e certo anche da qualche mugugno, da meno di un mese vivono a Chiaves, minuscola frazione dell’altrettanto piccolo Comune di Monastero di Lanzo; qui -tra curiosità e polemiche, e perplessità – sono in molti a chiedersi con un poco originale refrain cosa facciano i 50 profughi arrivati -quelli che appunto chiamano “Moru” – nelle Valli di Lanzo per tutto il giorno. E se lo è chiesto, naturalmente con ironia, la protagonista di questa bella storia – una giovane donna che lavora nel mondo dell’arte-, e dire che non sarebbe nulla di eccezionale se non vi fosse nel Paese attorno al fenomeno migratorio di nuovo un clima che definire pesante è un eufemismo.
La donna nei giorni scorsi ha raccontato di essere stata aiutata ad uscire da un fosso nel quale era finita con l’auto proprio da un gruppo di quei ragazzi giunti da fame e disperazione su cui permane ancora troppa diffidenza. E invece guarda un po’, gli stessi che sarebbero almeno potenzialmente un problema ecco che invece ne risolvono uno: incredibile come è incredibile dover annotare quasi scontatamente non gentilezza e disponibilità umana ma che ad esercitarle siano stati proprio dei “clandestini”.
Questo dunque il senso che la stessa giovane ha dato al suo post sulla pagina social del piccolo centro delle Valli di Lanzo, laddove l’aggettivo “inaspettato”compare dalle prime righe, e dunque guardate cosa racconta: «Cosa fanno tutto il giorno 50 migranti a Chiaves?” Ciao a tutti, ieri mi è successa una cosa inaspettata e vorrei condividerla con voi. Stavo tornando a Chiaves dalla strada per Sant’Ignazio, mi sono tenuta troppo a destra e sono finita fuori strada. Prontamente il signore che veniva nella direzione opposta si è fermato per provare a tirare fuori la mia macchina, ma niente… Sono arrivate altre persone del posto, che ringrazio per la disponibilità, ma ancora nulla, non c’era verso di farla uscire dal fosso. Ad un certo punto, una buona parte del famoso gruppo di cui si parla molto da giorni, è venuto verso la mia macchina. Senza dire nulla si sono posizionati dal lato infossato e hanno iniziato a spingere, così ho accelerato e in pochi secondi sono uscita dal fosso. Come sono arrivati, silenziosamente, sono andati via. Questo episodio mi ha fatto molto riflettere. Siamo tutti così bravi a giudicare prima di conoscere qualcuno, ma se a volte dessimo una possibilità alle persone potremo rimanere piacevolmente sorpresi. Concludo ringraziando tutti quelli che mi hanno aiutato, mi sono sentita parte di una famiglia».
Chiaves, Valli di Lanzo, anno 2023…