(Dal racconto di Lino Pastore)
L’Uomo di Zero è un’opera rock ecologista ante litteram composta nel 1972 dal musicista casellese Lino Pastore. L’opera viene suonata per la prima volta dal vivo al festival pop di Caselle
Torinese, il 7 luglio 1973, con un gruppo che all’epoca si chiama ancora Opera dello Spazio, e successivamente in alcune date come spalla ai Cirkus 2000 e ai Living Life, forse le due formazioni più
importanti della musica torinese d’avanguardia di quegli anni.
L’Uomo di Zero viene rielaborato in seguito con un taglio più progressive per l’Assoluto Naturale, formazione che partecipa nel 1976 ad un concorso nazionale promosso dalla rivista musicale Ciao
2001 all’Altro Mondo di Rimini. Una rassegna senza spettatori ma importantissima: il pubblico è costituito esclusivamente da addetti ai lavori, giornalisti, musicisti, manager in cerca di nuovi talenti.
“Ricordo che facemmo l’ultima prova nella nostra sala a Cafasse la sera prima”, racconta Lino Pastore, “poi viaggiammo di notte in macchina e arrivammo a Rimini all’alba di una freddissima giornata
di inverno. Alle sei eravamo in spiaggia e faceva un freddo cane. Uno di noi riuscì a farci ospitare nell’albergo di conoscenti. Ma la struttura era chiusa e il riscaldamento spento. Riuscimmo a dormire
vestiti, al gelo, per qualche ora prima del concerto.”
Sono un centinaio i partecipanti, fra gruppi e cantautori, che si alternano uno dopo l’altro sul palco fin dalle prime ore del mattino. L’ Assoluto Naturale suona di sera ed è un trionfo: arrivano primi,
fra i complimenti entusiasti dei più importanti nomi della musica di allora.
“Il giorno dopo veniamo contattati da un certo Fornaciari, importante manager dell’epoca, organizzatore della manifestazione, a cui è piaciuta moltissimo la nostra opera e che ci vuole nella sua
squadra”, ricorda ancora Lino Pastore. “Era fatta. E avevo solo 20 anni. Ma le cose non vanno come sperato. Beppe, il batterista, dovette smettere per problemi famigliari, io tornai alla batteria e
alle tastiere arrivò Luciano Siro Merlo, giovanissima promessa della musica locale. Ma Giorgio, il cantante, non apprezzò il cambiamento e abbandonò il gruppo. E fu proprio allora che venimmo contattati dal manager per le prime date con Roberto Vecchioni e i Gatti di
Vicolo Miracoli.
Tentai un’ultima, disperata carta. Usai del materiale che avevo nel cassetto e misi in piedi alcuni pezzi strumentali e decidemmo di andare così in tournee. Ma il manager non gradì il cambiamento: ci aveva voluto per l’Uomo di Zero e non per altro e non se ne fece più nulla. A ripensarci oggi mi pare incredibile: avevano organizzato quella rassegna a Rimini per trovare un nome
su cui puntare e avevano trovato noi, ma riuscimmo a mandare tutto a monte. Nelle settimane seguenti il grigio divenne sempre più scuro: arrivò la cartolina militare e non potevo più rimandare.
Composi un brano e lo chiamai L’Ultima Canzone e fu l’ultima davvero che scrissi per molti decenni.“
E così finì l’Assoluto naturale e l’opera rock L’Uomo di Zero sembrava definitivamente perduta, almeno fino al 2017, quando, in seguito all’insistenza di alcuni amici musicisti, Lino decide di andare
a scavare nella memoria per riesumare il vecchio progetto. Un lavoro lungo e delicato, che si accompagna alla nascita di una nuova formazione per l’Assoluto Naturale.
Il 16 giugno 2017 una parziale anteprima dell’Uomo di Zero nella sua prima versione del ‘72, quella più influenzata da rock e psichedelia, viene presentata alla Soce di Ciriè, durante la Notte Green, grande evento all’insegna dell’ecologia organizzato dal settimanale Il Risveglio (nella foto).
Ora l’opera viene proposta nella sua versione completa, con l’integrazione di alcune nuove parti, la collaborazione del gruppo di musicoterapia sociale CLG Ensemble diretto da Dario Bruna e con
l’introduzione di Giorgio Baudino alla terza chitarra elettrica. Finalmente sarà possibile seguire integralmente la storia dell’alieno fuggito dal suo pianeta prossimo alla fine, che raggiunge la Terra nel vano tentativo di convincere gli uomini ad abbandonare la via di autodistruzione su cui si sono incamminati.
Una storia che forse all’inizio degli anni Settanta poteva apparire catastrofica e pessimista, ma che oggi, alla luce dei profondi e inquietanti mutamenti climatici, della pandemia e degli scenari di una guerra che minaccia di diventare nucleare e mondiale, appare quanto meno profetica.
L’Uomo di Zero andrà in scena al Palatenda di Prato della Fiera a Caselle Torinese, sabato 3 settembre ore 21, ingresso gratuito.