Si prospetta -come confermano gli addetti ai lavori dell’economia e segnatamente del turismo – una estate da record. Epperò il monito continuo è sul prossimo autunno, che si preannuncia “drammatico”, stante la situazione geopolitica ed energetica attuale, soprattutto in chiave economica e sociale.
Si esulta alla freschissima caduta di quasi tutte le restrizioni causate dal Covid e dell’annesso ritorno a vivere, contestualmente però si continua a morire di coronavirus; il contagio non solo non è fermato – seppur con un impatto ad oggi ancora retto bene dalle strutture sanitarie – ma vive una nuova preoccupante e imprevista fase di rilancio e nuove ancor più contagiose varianti. Una fase dove esperti e tecnici non possono fare altro che invitare – pur senza rinunciare all’agognato, e legittimo, ritorno alla vita (manco fossimo degli zombi) – al buonsenso e a non seguire belluinamente l’istinto delle greggi cui si aprono i cancelli dopo lunghi periodi di detenzione. Ed è una fase che allo stesso tempo vede la promozione di eventi, manifestazioni e quant’altro possa raccogliere il maggior numero di persone e, naturalmente anche questo è altrettanto lecito, di ricavi.
La lista delle palesi contraddizioni che ad uno psichiatra solleticherebbe la diagnosi di schizofrenia è lunga: dalla transizione ecologica quantomeno rallentata proprio nel momento in cui (finalmente) la siccità ed il cambiamento climatico cui è connessa diventano emergenza a tutto tondo con tutto ciò che implica, e con buona pace dei ridicoli negazionisti, alla diatriba sull’invio delle armi all’Ucraina, che per molti sarebbe anticostituzionale.
E che dire del nemico numero uno con cui però, almeno fino ad adesso e comunque fino a quando (quando?) non ci smarcheremo dal suo giogo, facciamo affari (o almeno le aziende del settore) a colpi di “swift” e di miliardi? Quelli non sono mai canaglie.