di Toni Farina*
Lo ammetto: quando lessi la notizia di una raccolta fondi per collocare una grande panchina sul Pian della Mussa non ci credevo. Lassù, in quel luogo così iconico, non è possibile, si tratta di uno scherzo, una fake fra le tante. Come leggere di una raccolta fondi per una big bench in Piazza San Marco.
Pian della Mussa: non sarà la Serenissima, ma Balme, Comune interessato, è stato il primo in Italia a
deliberare un “no” all’eliski, un no al turismo chiassoso e motorizzato. Se ne parlò pure in Parlamento.
E ancora: Balme, “villaggio degli alpinisti” del Club Alpino Italiano. Non è possibile, mi dicevo.
E invece no, non di scherzo e neppure di fake si trattava. Il giorno 7 maggio 2022, anno secondo della
transizione ecologica, la big bench n. 188 è stata inaugurata proprio lì, nel cuore delle Alpi Graie. E ora gli alpinisti, di ritorno da quella lotta con l’Alpe che Guido Rey definì “utile come il lavoro, nobile come un’arte bella come una fede”, potranno arrampicarsi ancora per sedersi sulla grande panchina. Dalla quale, appagati e con le gambe e ciondolanti, soffermarsi con lo sguardo sulle Uje, di Bessanese, di Ciamarella e di Mondrone.
Severe, imponenti e slanciate verso il cielo. Sono divisive le big bench. Un’altra ragione di spaccatura nell’italica società. Ma, al di là delle legittime opinioni, contano i dati, la realtà. Che informa: queste installazioni, seppur partorite da mente d’oltre oceano, sono un’esclusiva pressoché nostrana. Un’esclusiva del Bel Paese. Il quale tanto bello non deve apparire a molti suoi concittadini, visto che sentono il bisogno di inghirlandarlo altrimenti.
Non bastano laghi e fiumi e colline, e città d’arte, e borghi, e da ora in poi neppure le montagne. Non basta la biodiversità più elevata del Continente, quella varietà di paesaggi che tutto il mondo ci invidia. Per sentirci piccoli (questo sarebbe secondo gli ideatori lo scopo delle big bench) non bastano le Uje, di Bessanese, di Ciamarella e di Mondrone.
E no, non bastano. Tuttavia, mi chiedo: chissà che ne penserebbe Antonio Castagneri, di questi aggeggi. Lui, Tòni dìi Toùni, che sulle uje accompagnò i borghesi cittadini, italici e d’oltralpe. Chissà se al ritorno dalla lotta con l’alpe, si arrampicherebbe sulla panchinona con i suoi scarponi chiodati. Oppure volgerebbe altrove il suo sguardo. Alle altezze, quelle vere. Alla Ciamarella che delle Tre Valli è la cima più alta. Non temere Grande Guida, vedrai che non passerà molto che la panchinona arriverà anche lassù. Già vedo una raccolta fondi…
(*consigliere del Parco nazionale del Gran Paradiso)