di Toni Farina*
“Le corse in bici sotto al cielo blu”
Una frase che sa di primavera con la quale Gaetano Curreri, leader degli Stadio, termina il brano Canzoni (testo di Luca Carboni, ndr) alla radio (bello bello). Gli Stadio sono in buona compagnia: sono molti i musicisti, gruppi o cantautori, che hanno tratto ispirazione dalla bicicletta. “Le biciclette abbandonate sopra il prato” di Lucio Battisti. I primi Pink Floyd, quelli di Syd Barrett: “I’ve got a bike-You can ride it if you like-It’s got a basket-A bell that rings- And things to make it look good (Ho una bici-Puoi usarla, se ti piace-Ha un cestello-Una campana che suona-E cose che la fanno apparire bella).
Primavera e bicicletta: una simbiosi perfetta. All’esordio di stagione, basta un’occhiata alle pagine di quotidiani e riviste dedicate al tempo libero e all’outdoor, dove la bicicletta, questo mezzo arcaico e allo stesso tempo modernissimo, la fa da padrone. E non da meno è la simbiosi fra bicicletta e canzoni, perché le due ruote senza motore a scoppio sono un mezzo musicale per eccellenza.
Accostamenti retorici e musicali a parte, in molte località a nord dell’arco alpino la bicicletta è in primis economia. Sono le cifre a molti zeri a confermarlo. Ma le Alpi in questo caso sono ancora una barriera: soprattutto nella regione ex sabauda. Certo, sotto la spinta dei possibili fondi europei spuntano idee e simil-progetti come funghi dopo la pioggia. Ma la confusione regna sovrana: bicicletta per chi? Per cosa? Il mezzo si è evoluto, la tecnologia è arrivata a dar man forte alla nostalgia, e il pedalare si declina oggi in molti modi, da quelli adrenalinici del downhill alla passeggiata famigliare fuori porta. Poi c’è il viaggio, il lungo viaggio a pedali, quello della celebrata Romantische Strasse del Bel Danubio Blu per intenderci, l’opzione che davvero crea indotto. Il Progetto VENTO, l’infrastruttura verde fra Venezia e Torino solidale a Padus, il bistrattato Padre Po. Progetto che, visti i tempi di realizzazione, andrebbe rinominato “brezzolina”.
Ma alla fine come sempre la questione è “culturale”. Al di là dei Grandi Progetti, le mitiche Grandi Opere, l’asino cade sulla pratica quotidiana. E qui il ritardo è davvero notevole. La mancanza di vera convinzione da parte di molti amministratori pubblici, e di competenza dei tecnici addetti alla viabilità, la si verifica nel giorno per giorno. Passata l’inaugurazione della nuova opera con tanto di fascia tricolore, la viabilità ciclabile ritorna alla marginalità.
Affermo tutto ciò dalla sella della bicicletta che uso quotidianamente. E quotidianamente mi arrabbio per le magagne, le incongruenze che incontro (chissà perché quando si ripristina l’asfalto di una strada ci si dimentica del passaggio ciclabile). Incongruenze che sono potenziali causa di pericolo per chi pedala o cammina e delle quali informo puntualmente chi di dovere (leggi tecnici e addetti alla vigilanza). Puntualmente e inutilmente. Si chiama frustrazione del cittadino pedalatore. Alla quale aggiungere l’italica e atavica carenza di civiltà del cittadino motorizzato, ma qui il discorso ci porterebbe lontano.
Concludo lo sfogo personale con la compassione: quella che genera il cartello stradale “Strada con forte traffico ciclistico” (vedi foto). Solo il segnale “spegnere il motore al passaggio a livello” lo supera.
Buona Pasquetta in bicicletta. Fa pure rima…
* (Ata- Associazione Tutela Ambiente)