Ostaggio della Sla e della “casa prigione”
«Cerco casa da un anno, ma non la trovo: aiutatemi»
«Oggi, in cielo, la musica si sentità meglio…». Uno dei commenti social più toccanti sulla morte di Emma Archimede, scomparsa a nemmeno 50 anni la scorsa settimana dopo aver lottato per 3 anni con coraggio e dignità contro la Sla, almeno per chi scrive riguarda il suo rapporto con la musica, che è poi quello che ci ha fatto conoscere, 22 anni fa. Una vita fa: un’altra vita, certo.
Emma viveva per la musica ed era riuscita, grazie al suo talento, anche a vivere di musica: i suoi amplificatori per chitarra “hand made” sono formidabili, lo sanno bene i tanti artisti della scena piemontese che vi hanno fatto ricorso, apprezzandoli tantissimo. E poi Emma era, oltre ad un artigiana geniale anche una musicista naturalmente, una valente chitarrista che da autodidatta era divenuta “tanta roba”, arricchendo del suo talento le diverse band in cui aveva militato.
Versatile e sportiva, oltreché generosa e sempre sorridente, un’altra persona cara ad entrambi, Marcello, la ricorda così: «Bisogna aver coraggio ad essere farfalle, perché la farfalla è il cambiamento, e il cambiamento spaventa noi e gli altri. Ci vuole coraggio a compiere una metamorfosi perché dobbiamo comprendere ciò che siamo per poter cambiare. E cambiare è sempre un po’ morire, il bruco solo morendo rinasce farfalla. Ecco il modo in cui mi piace ricordarti, come la ragazza farfalla. Perché tu hai avuto il coraggio di compiere molte metamorfosi, ed il tuo cambiamento è stato tra i più coraggiosi e stimabili. È grazie a metamorfosi come le tue che piano piano lo società entrerà anche lei in una crisalide. Ora però hai cambiato completamente forma. La tua vita come la conoscevi è finita. Ebbene, so che non hai paura, perché dalla vita hai imparato che il cambiamento, la metamorfosi, persino quella della morte, non è negativa a prescindere, ed ora sono sicuro che puoi essere finalmente libera, come l’animale a cui ti ho paragonata. Buon viaggio Emma, ci si vede presto…»
Ostaggio della Sla e della “casa prigione”
«Cerco casa da un anno, ma non la trovo: aiutatemi»
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