Torna all’antico la Milano – Torino, la classica più vecchia del mondo, nata nel 1876. In realtà la corsa più antica di cui si abbia riscontro in Italia è la Firenze – Pistoia del 1870, gara vinta allora dallo statunitense Van Heste e che fu ripresa come prova a cronometro dal 1985 per celebrarne i fasti ma si interruppe per alcune stagioni e poi definitivamente nel 2008 dopo 21 edizioni.
La Milano – Torino invece, dopo alcune edizioni non continuative, si ripropose con continuità dal 1913, arrivando oggi alla 103a edizione, subendo numerose pause storiche, non solo per le guerre mondiali, come nel 2000 per l’alluvione in Piemonte o dal 2008 al 2011 per problemi organizzativi.
Per tanti anni la sua collocazione era all’inizio di stagione, proprio come l’edizione di quest’anno, in preparazione alla classicissima Milano – Sanremo, mentre dal 1987 per una ventina di edizioni è stata inserita nel “trittico” autunnale con il Giro dl Piemonte e l’altra classica, il Giro di Lombardia a chiusura della stagione ufficiale.
Mercoledì 16 marzo la Milano – Torino diventa in pratica la Magenta – Rivoli, viste le reali sedi di partenza e arrivo, modificando anche il tracciato di gara, di 199 km, che abitualmente aveva il passaggio sulle salite della collina, un tempo quella dell’Eremo e la discesa da Pino Torinese su corso Casale e poi quella di Superga, con arrivo al Motovelodromo, mentre stavolta da Vercelli si devierà verso il Biellese prima e il Canavese poi, per scendere da Cuorgnè, transitando da Valperga, Busano, Front, San Francesco, San Maurizio, Ciriè, Robassomero, Fiano, La Cassa, Givoletto, San Gillio, piccola deviazione verso la Valsusa sino ad Avigliana e ritorno da Rosta verso l’arrivo di Rivoli.
Partenza alle ore 11,30 da Magenta, transito previsto da Cuorgnè tra le 14,3 e le 14,50, a seconda della media di gara tra i 40/ 44 km/orari, a Ciriè passaggio tra le 15 e le 15,30, uscita dalla nostra zona a La Cassa tra le 15,20 e le 15,50.
La corsa non attraverserà il centro di Ciriè, ma arrivando da San Maurizio devierà sulla bretella verso via Torino alla rotonda della zona industriale, quindi proseguirà su corso Generale Dalla Chiesa sino al sottopasso di via Robassomero, preseguendo poi verso Devesi, San Pietro, quindi Robassomero e Fiano per inoltrarsi in Valsusa.
La storia della Milano – Torino ha incontrato in almeno tre volte dei corridori locali capaci di salire sul podio. Nel 1921 Giovanni Brunero in maglia Legnano-Pirelli si classificò 2° nella volata finale dietro Federico Gay della Bianchi-Dunlop, vincitore al ter- mine dei 286 km di gara in 12h 15’25”, davanti al compagno di squadra Bartolomeo Aymo e a Costante Girardengo della Stucchi, già vittorioso della corsa nel 1914, 1915, 1919 e 1920. Nel 1923 , sul percorso ancora di 286 km, quinto successo del “Gira”, passato alla Maino, in 10 ore tonde, con Brunero 3° battuto in volata dal compagno di squadra Gaetano Belloni, arrivati però a 7’30” dal vincitore, insieme ad Aymo dell’Atala.
Sabato 10 marzo 1962 invece ci fu la prima vittoria in carriera da professionista del nolese Franco Balmamion, passato da poco alla Carpano. Ecco il suo racconto della giornata, tratto dal libro “Il campione silenzioso” scritto dal nostro collaboratore sportivo Bruno Bili, edito da Bradipolibri.
“La Milano – Torino del 1962 è stata la mia prima vittoria di prestigio e in assoluto tra i professionisti. Come sempre a quei tempi, era programmata agli inizi di marzo, sabato 10, una decina di giorni prima della Milano – Sanremo. In vista della “classicissima”, allora non si correva ancora la Tirreno – Adriatico che è nata solo nel 1966, ma si andava alla Parigi- Nizza, così molti della Carpano, anche Nino Defilippis, erano in Francia a preparare la Sanremo. Subito dopo la partenza da Milano, siamo andati via in fuga in una ventina, forse meno, una quindicina. Allora si faceva l’Eremo nel finale: si arrivava a Trofarello, si saliva l’Eremo, si arrivava al Pino, poi c’era quel piccolo tratto di discesa verso Chieri, si girava verso il traforo con quella piccola salita di nemmeno un chilometro, si passava il traforo e dopo la discesa si arrivava su corso Casale a Torino, col traguardo al Motovelodromo. Sull’ultima salita, quella dell’Eremo, siamo andati via io e Adorni, e siamo rimasti soli, anche se con un van- taggio minimo. Quando fuori da Pino abbiamo girato verso il traforo, in quel pezzo lì mentre noi andavamo in su, vedevamo gli altri arrivare dietro, perciò abbiamo ancora tirato e abbiamo preso quei 15”/ 20” sugli inseguitori. Io sapevo che se arrivavamo in volata, lui avrebbe avuto più possibilità di me, così nel finale, nel tratto in piano di corso Casale non gli ho più dato il cambio, e ho cercato di fare qualcosa di diverso per provare a vincere. Nel sottopasso per entrare al Motovelodromo sono scattato in quel pezzettino di rampa che non si può neanche chiamare salita, così l’ho sorpreso e sono entrato in pista per primo, al passaggio sotto le tribune avevo 4/ 5 metri di vantaggio, che sono aumentati ancora, tanto che all’arrivo il margine era netto. Lui non si aspettava che lo attaccassi proprio sulla rampetta d’ingresso al Motovelodromo, però penso che non ne avesse più, perché quando siamo entrati in pista, c’erano ancora da fare il pezzo fino all’arrivo e poi tutto un giro, perciò se fosse stato ancora in condizione avrebbe potuto venirmi a prendere, invece si è staccato ancora di più. Gli inseguitori sono arrivati dopo 16”, con Bruni che ha vinto la volata su Vigna, Giusti e gli altri. Alla fine scherzavo con Adorni, eravamo amici, siamo passati professionisti lo stesso anno, nel 1961, lo consolavo dicendogli: -dai, tanto tu hai già vinto-, infatti lui era già arrivato primo in una tappa del Giro di Sardegna proprio all’inizio di quella stagione. E’ stata l’unica Milano – Torino dove sono stato protagonista. E’ stata anche una delle ultime con l’Eremo come salita finale, poi è stata introdotta quella di Superga. Sono sempre arrivato alla fine, ma mai tra i primissimi”.