«Sapevo della tensione in atto quando sono partito per l’Ucraina il 21 febbraio scorso ma non potevo immaginare che di lì a tre giorni sarebbe scoppiato l’inferno. Nessuno lo sapeva. Per fortuna non ho dormito nell’alloggio che avevo affittato perché sono rimasto dalle persone che ero andato a trovare; quando, dopo 9 giorni siamo riusciti a metterci Kharkiv, distrutta, alle spalle, ho telefonato ai proprietari dell’appartamento di cui avevo le chiavi per sapere dove avrei potuto inviargliele: mi hanno risposto che quelle chiavi e tante altre come quelle non avrebbero riaperto più nessuna casa…».
(Nella foto una delle prime immagini scattate dal giovane per le strade della città distrutta, da qui la decisione di fuggire con gli altri sfollati)
Andrea (il nome è di fantasia, solo quello purtroppo, per tutelare i protagonisti di questa incredibile storia), 25enne residente in un grosso centro della nostra zona, è riuscito a tornare portandosi appresso due persone che ha, di fatto, salvato dall’Inferno in terra.
Inizia con l’aneddoto delle chiavi il racconto di “Andry”, per chiamarlo all’ucraina: sì perché se è vero che lì vi era andato non di certo per salvare qualcuno è altrettanto vero che lì si trovava per il legame “di sangue” che ha con quella terra: Andry è infatti ucraino, essendo stato adottato quando aveva 12 anni.
(Il servizio completo sul giornale in edicola oggi, giovedì 10 marzo)