Durante l’intervallo, raggiungeva la scuola e parlava dall’esterno con degli studenti in pausa nel cortile, per accordarsi con loro. Per che cosa? Sono stati proprio alcuni docenti dell’Istituto «Albert» di Lanzo a segnalare questo atteggiamento sospetto al dirigente Giorgio Minissale e con esso tutti i loro timori circa la possibilità che vi si celasse dietro lo spaccio di stuoefacenti.
«E, a questo punto, per fugare ogni dubbio e, visto che per noi la salvaguardia degli alunni è al primo posto, ho deciso di avvertire i carabinieri» – taglia corto il preside. Così, i militari di Lanzo, in abiti borghesi, hanno iniziato a seguire il giovane «sospettato» e alcuni suoi amici. Che, dalla stazione ferroviaria arrivavano alla scuola intorno alle 10 per il primo intervallo. Poi, dopo aver salutato un po’ di studenti, si allontanavano e tornavano a mezzogiorno per la seconda pausa. Un via vai davvero molto strano.
L’altra mattina, i carabinieri hanno deciso di fermare e controllare quello che, oramai, dai primi riscontri poteva davvero essere un potenziale pusher di alcuni alunni dell’Albert. Ma, quando il maresciallo Paolo Spataro si è qualificato, il ragazzo si è divincolato con uno spintone e ha iniziato a fuggire di corsa per le strade di Lanzo, insieme ad un altro soggetto che era con lui. All’inseguimento di quello che risulterà poi essere un 21enne di Cafasse, si sono lanciati anche altri carabinieri che, alla fine, sono riusciti a bloccarlo dopo circa un chilometro di maratona.
E, dopo aver recuperato da terra un sacchetto con una dozzina di involucri, con all’interno qualche grammo di marijuana e un grinder. Dalla caserma di Lanzo gli investigatori hanno poi effettuato una perquisizione in casa del 21enne dove hanno trovato e sequestrato un’altra quarantina di grammi di marijuana, un bilancino di precisione e altro materiale per confezionare lo stupefacente.
Il 21enne è stato deunciato.
Quello che ora vogliono verificare i carabinieri, coordinati dal capitano Silvio Cau, è il reale giro di spaccio messo in piedi dal giovane. Una grossa mano agli inquirenti potrebbe arrivare dall’analisi dei messaggi che sono rimasti sullo smartphone del pusher, finito sotto sequestro.
«Questa storia dimostra che, all’interno della scuola, c’è sempre molta attenzione del corpo docente su tutto quello che succede» – avverte ancora il professor Minissale al vertice di un istituto che accoglie circa 900 giovani divisi negli indirizzi del liceo, alberghiero e agrario. E mette in guardia il piccolo esercito di studenti: «I controlli a sorpresa continueranno anche nelle prossime settimane perché, se si sospettano situazioni di illegalità, è giusto intervenire subito».