Luca Giunti, guardiaparco nell’area delle Alpi Cozie uno dei più esperti conoscitori di quello che chiama «straordinario rompiscatole», autore del volume «Le conseguenze del ritorno», lo ammette: «Oramai gli spazi delle Alpi occidentali sono saturi di lupi che hanno già iniziato a scendere e insediarsi sulle colline». E avverte: «Ora inizieranno ad attaccare animali da cortile e da affezione, non solo quelli che predano nei boschi. Lo dico non per creare allarmismo, ma perché tutti ne siano consapevoli. Ovvero anche nelle zone collinari del Torinese il lupo costringerà a cambiare le abitudini non solo degli allevatori “professionisti”, ma un po’ di tutti. Dovremo capire come conviverci anche perché, non dimentichiamolo, il lupo è una specie protetta».
Nella zona, intanto, sono sempre più frequenti gli avvistamenti che vengono documentati con filmati e fotografie. Perché i lupi non sono solo nelle Valli di Lanzo, ma si sono «abbassati» anche sulle colline più in basso dove si sono resi protagonisti di alcuni attacchi alle mandrie. Riflette ancora Giunti: «Un’ulteriore accelerazione del ripopolamento è stato il «lockdown» del 2020 quando il lupo ha colto l’occasione per spingersi dove non avremmo mai immaginato, poco fuori le nostre città e a volte addirittura dentro». Lo testimoniano le foto e i filmati di avvistamenti che, ancora oggi, continuano a finire sui social. Anche per questo tutti aspettano i risultati dell’ultimo «censimento del lupo», coordinato da Ispra all’interno del progetto Life WolfAlps, raccolti in tre anni di lavoro portato avanti con metodi scientifici che ha impegnato centinaia di professionisti in tutta Italia. La maxi investigazione a livello nazionale, dovrebbe essere pronto tra poche settimane.
E la domanda che oggi tutti si fanno è: quanti sono davvero? Sicuramente più dei 195 che, divisi in 33 branchi, risultavano come «stima minima» in Piemonte nell’ultimo monitoraggio del 2018. Forse meno dei 400 che calcolano cacciatori e imprenditori agricoli anche se, lo scorso anno, nella nostra regione sono state recuperate 45 carcasse (48 nel 2020) di animali finiti investiti e uccisi da treni e auto, impallinati dai bracconieri, oppure avvelenati o ammazzati da altri competitori. Ma, come evidenziano gli esperti, «possono esserci dei margini di errore».
«Ma capire quanti sono in tutto, compresi i “solitari”, non è così facile visto che, in poche ore si spostano di decine di chilometri – spiegano i tecnici del parco Alpi Cozie – bisogna anche tenere conto che circa il 30 per cento dei nuovi nati muore per una serie di motivi prima di entrare nell’età riproduttiva».
«Tra l’altro con la ripresa delle attività escursionistiche in montagna – spiegano gli esperti – è probabile che gli appassionati di passeggiate, mountain bike e trail prima o poi si troveranno ad attraversare alpeggi custoditi dai cani da guardiania con il compito di proteggere il gregge. Un consiglio importante è evitare di spaventare il bestiame provocandone la fuga, perché i cani considererebbero l’intruso come un potenziale pericolo e interverrebbero ».