Il racconto di una giornata in prima linea nello spegnimento dei roghi che nelle ultime settimane hanno devastato il territorio
Incendi, il duro sfogo del volontario Aib: «Il grazie dei nostri compaesani è la nostra paga. Le critiche non servono a nulla»
Sveglia in piena notte, ore di permesso o di ferie al lavoro, bambini da portare a scuola: gli sforzi e i sacrifici di chi si mette a disposizione della collettività
Nel momento del bisogno, non si tirano mai indietro. Sono sempre in prima linea, come nelle ultime settimane in cui gli incendi hanno devastato prima l’area dell’ex Poligono nel parco delle Vaude, poi il Monte Basso tra Cafasse, Lanzo e Germagnano e infine i boschi della Val Ceronda tra Givoletto e Val della Torre. Sono i volontari Aib (ma anche i vigili del fuoco), che sacrificano lavoro e famiglia per il bene della collettività.
Pubblichiamo lo sfogo di Alex Pasquali, volontario della squadra di Givoletto, che negli ultimi giorni è stato impegnato insieme ai colleghi sulla collina a due passi da casa. «Mentre dormi ricevi una chiamata: “Sta bruciando, vieni in sede”. Rispondi: “Ok, mi vesto ed arrivo”. Guardi il telefono, possono essere le 3 o le 5, cambia poco. Ti preoccupi che devi spegnere al meglio, che poi devi chiamare al lavoro che fai tardi o direttamente non vai. E pure qui c’è chi capisce e chi no. Sono le 10 e tu – insieme a tutti gli altri colleghi che sono arrivati sul posto ancora prima dell’alba per spegnere questa bestia dopo aver fatto un ottimo lavoro – ti cambi e torni al lavoro da quel cliente che ti aspetta o da quel titolare che capisce (o non capisce e rischi il posto). Dopo mezz’ora arriva un’altra chiamata: “Guarda che hanno riacceso in un altro posto”. Rispondi: “Ma di nuovo!”. E così fai in fretta a finire di sistemare e ricorri in sede e speri che altri colleghi, volontari come te, riescano a liberarsi per riuscire ad affrontare e terminare questa partita. Che finisce sempre 1-0 per i volontari, nel minor tempo possibile per ridurre al minimo i danni al nostro amato bosco. Nel frattempo le ore passano: fortunatamente arrivano diverse squadre Aib da ogni dove, così come i vigili del fuoco a supportare le operazioni e questa volta anche i mezzi aerei perché con un po’ di aria che c’è e la siccità di questo periodo non aiuta proprio tutti i tuoi sforzi. Tutti hanno famiglia, lavoro, figli da portare o prendere da scuola e magari chiedono al vicino un aiuto per farlo. I giovani hanno lezione a scuola o esami, perché loro sono lassù a lottare conto il tempo. Quindi lasci tutto indietro e non pensi ad altro. C’è chi va a riposarsi alle 23 per il giorno dopo pronti a ripartire per continuare la bonifica e chi va avanti a fare il pattugliamento fino al cambio del giorno dopo. E quindi siamo arrivati a due giorni di lavoro persi. Sì, perché non ci sono le fiamme, ma noi siamo li. Ma tanto tu sei fatto così e lo fai perché vuoi farlo. Poi leggi o senti chiacchiere che dicono: “Perché non si sbrigano, perché non ci sono, perché non fanno o perché non fate, io avrei fatto…”. Beh, credo che tutto quello che si possa fare cerchiamo sempre di farlo nel limite del possibile. Siamo pur sempre volontari, quindi viviamo con il nostro lavoro e non con il volontariato. Fortunatamente siamo una buona e numerosa famiglia a fare parte degli Aib. La paga per il volontario è il grazie che riceviamo oppure un piccolo contributo, ma il “grazie” ci fa uscire anche le lacrime. Invece la critica non porta a nulla. In tutti e due i casi noi continuiamo per il nostro credo, comunque. Nel frattempo ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alle operazioni di spegnimento e bonifica».