Storico accordo tra agricoltori e animalisti, una svolta che potrebbe determinare un profondo cambiamento nell’affrontare il problema cinghiali. Accade in Piemonte, dove Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni animaliste e ambientaliste ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO Natura e SOS Gaia e il COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) hanno appena firmato congiuntamente un concordato che segnerà un giro di boa nell’affrontare il problema della diffusa presenza della specie cinghiale.
«Come primo inizio di linee comuni – dichiarano i promotirti dell’i iniziativa – oggi (martedì 28 dicembre) alle ore 12.00 è stato ufficializzato un accordo tra il COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) e il Tavolo Animali & Ambiente, atto unico a livello Nazionale, che sancisce un patto
tra gli agricoltori e il mondo scientifico dell’ambientalismo. Un accordo tra associazioni ambientaliste e animaliste con gli agricoltori contro l’attività venatoria considerata dannosa e inutile per risolvere il problema cinghiali nella direzione del benessere degli
animali».
Già un anno fa, nel convegno organizzato dal Tavolo: “Cinghiale è ora di cambiare- La parola alla scienza. Strategie diverse per una convivenza pacifica con la fauna selvatica” consultabile sul sito web del Tavolo Animali & Ambiente,era emerso che le soluzioni cruente basate sull’abbattimento e affidate ai cacciatori non si sono mai dimostrate efficaci, oltre che eticamente inaccettabili.
Il manifesto tra agricoltori e ambientalisti che consegue dall’accordo stipulato oggi naturalmente è stato discusso e concordato sulla base dei punti in comune che esistono tra le parti che «pur nella differenza degli interessi rappresentati e delle diverse metodiche di approccio al problema», convenendo sull’analisi della situazione e proponendo 5 punti cardine.
1 – La riduzione numerica della specie cinghiale sul territorio a livelli
compatibili è obiettivo irrinunciabile a partire dalla corretta applicazione dell’art. 19
della Legge n. 157/1992, che antepone gli interventi ecologici a quelli cruenti,
affidando la gestione agli enti pubblici e non ai cacciatori. La gestione del cinghiale
deve essere sottratta al mondo venatorio, che non ha alcun interesse a vedere ridotta
numericamente la specie e per il quale è fin troppo evidente il conflitto d’interesse. Le attività di controllo competono alle Province e alla Città Metropolitana di Torino attraverso il proprio personale e non ai cacciatori.
2 – L’agricoltore ha diritto di poter raccogliere ciò che semina
I ristori, peraltro doverosi che arrivano dalla politica, interessano poco: alle già tante
difficoltà create dagli eventi atmosferici, non vi è bisogno si aggiungano le calamità
create dal mondo venatorio per soddisfare i propri interessi ludici ed economici.
3 – L’attività venatoria non costituisce alcun valore aggiunto per l’agricoltura
Il cacciatore usufruisce gratuitamente dei terreni privati, coltivati e non, a spese dei
proprietari e spesso è anche di ostacolo ad utilizzi turistici e culturali in grado di
sviluppare economie locali ecologicamente compatibili. L’agricoltore ha il diritto di poter escludere dai propri fondi coloro che ritiene possano essergli causa di danni. Il superamento della deroga pro caccia dell’art. 842 del Codice Civile, che consente al cacciatore di poter entrare nei fondi privati contro il volere del proprietario, dovrà trovare accoglimento da parte del legislatore.
4 – NO alla realizzazione di una filiera della carne di cinghiale
L’ipotesi della realizzazione di una filiera della carne di cinghiale determinerebbe unicamente la permanenza e l’incremento dell’attuale situazione
5 – Il futuro dell’attività agricola
Sarà nel tempo sempre più improntato a produzioni ecologicamente sostenibili,
rispettose degli equilibri ambientali e del benessere degli animali nonché valorizzanti le
produzioni e le eccellenze locali con il saggio decremento delle importazioni dai Paesi
esteri.