Va bene che siamo in un periodo in cui c’è una parte di società poco propensa a seguire le più elementari e verrebbe da dire scontate regole democratiche ma un esposto volto a denunciare una situazione interna di lavoro «per quanto difficile o addirittura invivibile», del tutto anonimo, bypassando sindacati e istituzioni preposte, davvero non si era mai visto.
E posto che la delazione anonima è giustificata solo da scenari di oggettivo pericolo del denunciante e rispetto a reati di una certa gravità, questa del “corvo che vola sulla testa del comandante dei vigili urbani di Ciriè”, peraltro una donna e per presunti motivi di vessazioni a questo o a quello sulla base di altrettante presunte simpatie o antipatie per quell’altro ancora, certamente nel metodo, prima ancora che nel merito, non può aspettarsi di essere presa in considerazione come una denuncia in cui ci si mette firma e faccia, insieme alle responsabilità giuridiche e morali che tutto questo implica.
Da parte sua, sebbene ammetta che non si aspettava un attacco del genere (sostanzialmente la missiva al veleno la dipinge come un “tiranno”, entrando in particolari decisamente lesivi della sua onorabilità), il comandante Randazzo si dice dispiaciuta ma per nulla intimidita: « Sui contenuti, del tutto mendaci e fuorvianti, mi tutelerò nelle sedi competenti». Intanto l’ufficiale – che ha incassato la solidarietà del sindaco, Loredana Devietti – denuncerà per calunnia e l’ente avvia una indagine interna.
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