La notizia della chiusura di uno dei quotidiani regionali più antichi e letti nel meridione d’Italia, la Gazzetta del Mezzogiorno, è di quelle che deve far riflettere, e non solo gli addetti ai lavori. Fatta salva la solidarietà senza riserve alle 144 persone che lavorano nello storico giornale, la vicenda ha impressionato questa redazione anche per l’assonanza con la storicità che ci lega al giornale pugliese, che in questi giorni ha cessato le pubblicazioni dopo ben 133 anni di attività.
Come è noto anche il Risveglio ha scavallato il secolo quest’anno e una notizia così, al netto degli ovvi distinguo, significa che in questo momento storico ancora più difficile per l’editoria nessuno è al riparo. Naturalmente come tutte le attività industriali ci possono essere cause specifiche, gestionali, economiche e persino politiche a decretarne il crollo ma una cosa è certa, la contrazione delle vendite in edicola (soprattutto dei quotidiani) causata dal depauperamento del comparto attraverso internet e le sue derive, in questi casi gioca un ruolo decisivo.
Per questo cari lettori, parafrasando il commento del presidente dell’Ordine dei giornalisti italiani sul caso in oggetto, la riflessione è anche per voi: «… perchè quando muore un giornale è una sconfitta non solo del giornalismo, ma di una comunità locale e dello Stato, che mostrerebbe di non saper sostenere il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati come da articolo 21 della Costituzione».
Si può dissentire da qualsiasi testata anche perché per fortuna c’è il pluralismo (sebbene a rischio) mentre l’accozzaglia senza regole e certificazioni in rete non protegge di certo la Democrazia.