Intervista a Marco Bussone sulle prossime sfide dei nostri territori
Stagione estiva e riaperture degli impianti a fune ma anche la tragedia di Mottarone: ne parliamo con il presidente nazionale Uncem
L'appello alle Valli di Lanzo: «Definiscano in fretta come proporsi. C'è poco tempo...»
La montagna che guarda alla stagione estiva, la riapertura degli impianti di risalita, i fondi europei del Recovery Plan. Ma anche la tragedia della funivia del Mottarone, unendosi. Con Marco Bussone, 35 anni, di Vallo, Presidente nazionale dell’Unione dei Comuni e degli Enti montani, guardiamo alle sfide dei nostri territori.
Presidente Bussone, la tragedia del Mottarone ci ha colpiti tutti.
Indubbiamente. E ci spinge al silenzio. Per chi crede, alla preghiera per le vittime, per i sanitari, per i soccorritori, e per il bimbo sopravvissuto. Tutti ci uniamo al messaggio di cordoglio del Presidente della Repubblica. La magistratura confido presto possa far luce sulle cause.
Proprio qualche giorno fa da Roma fa era arrivato il via libera, da sabato 22, per la riapertura degli impianti a fune…
Si, è vero. Il Governo consente da alcuni giorni l’attivazione degli impianti di risalita in montagna. Quelli che nella stagione invernale sono stati chiusi a causa della pandemia. Decisione che ha acceso non poche polemiche. Potranno riaprire nei mesi primaverili ed estivi.
Pensa dunque che apriranno? Nelle Valli di Lanzo sono tradizionalmente impianti per risalire sulla neve…
È vero. Balme, Ala di Stura, Usseglio sono impianti che nascono per la stagione invernale. Ma negli ultimi anni, in tutto l’arco alpino, non solo in Italia, si è capito che possono essere utili anche in estate. Si sale in quota per passeggiate, escursioni, gite in mountain bike o e-bike. Ogni gestore fa le sue valutazioni, ma di certo vi è una tendenza a superare la stagionalità invernale e le aperture estive possono attirare turisti.
Anche nelle Valli di Lanzo?
Credo che le due Unioni montane, Alpi Graie e Valli di Lanzo Ceronda e Casternone, superando qualche steccato, non debbano perder tempo. Riuniscano gli operatori turistici, a partire dall’attivo Consorzio Turistico. Definiscano in fretta come le Valli si propongono per la stagione estiva, a chi e come fare la promozione. C’è poco tempo e non è da perdere.
Eppure la ferrovia è ferma e anche le strade già in questi ultimi week end “gialli” sono stati prese d’assalto. Molti albergatori sono incerti dopo tutti questi mesi di stop. Come fare?
Proprio per questo occorre capire a chi ci si rivolge, dialogare, avere una strategia. Ad esempio chiedendo a GTT di attivare pullman per i fine settimana da giugno a settembre, di fare una buona promozione a Torino, invitando i torinesi a lasciare a casa le auto e salire in valle con il pullman. Ci sono anche tour operator che hanno già pacchetti pronti e in 15 giorni ne possono farne altri. Metterli sul mercato e promuoverli. Ma occorre fare in fretta. Al tavolo, insieme le due Unioni e il Consorzio turistico, con l’ATL, lavorino da subito. Altrimenti rischiamo un assalto che poi al territorio lascia niente. Poco. Alle Valli di Lanzo mai come quest’anno servono turisti che si fermino due o più giorni, e che spendano.
In che senso?
Nel senso che la nostra storica tipologia turistica, anche in Canavese, purtroppo è mordi e fuggi. Sale il sabato, al mattino, e scende la sera. O la domenica. Invece vi sono decine di ottime strutture dove fare almeno due notti. La settimana è perfetta. Con tante cose da fare. Sport e molto altro. Se anche vuoi salire un solo giorno, puntiamo con una buona promozione affinché ogni persona spenda almeno 30 euro. In un ristorante, in un bar, in un negozio per dei prodotti tipici. Se porta panino e acqua da casa, comprati nel centro commerciale della prima cintura, non va bene. Abbiamo perso tutti. Facciamo promozione: sali in valle e compri in valle. Scegli Lanzo e le Valli, ma spendi qui. Perché quello è un atto sociale, che fa bene ai territori. In particolare dopo lockdown e crisi della pandemia. Sali in valle e spendi qui da noi. Ti accoglieremo con un sorriso. Dobbiamo tutti cambiare atteggiamento e stili.
Ci riusciremo?
Ho fiducia. I nostri Sindaci ci credono. Sanno che da soli si fa niente. Insieme, si è vincenti. E ne parlerò nei prossimi giorni con la Sindaca Appendino. Che nelle Valli, lo sappiamo, è di casa. Finisce il suo mandato e qualche messaggio lo deve pur mandare. Senza timidezza. Sia schietta come sa essere. Torino non è Torino senza le sue Valli. Lanzo, Susa, Orco, Soana, Pellice, Chisone… Sappiamo che è così. Ma allora la Sindaca lo dica ai torinesi. Il “patto da fare” con le valli si fa concreto. Non siamo territori buoni solo per il “riposo del guerriero” nel week end. Siamo paesi e borghi vivi, che chi sale da Torino riconosce in questa vitalità e la sostiene. Chiara lo può dire, come già lo aveva detto Nosiglia, il Vescovo. Lo ribadissero oggi entrambi, qualcuno in più dei Torinesi potrebbe guardare alla montagna non come parco giochi della città, ma come scrigno di biodiversità e anche di impresa, a un’ora da piazza Castello e dalla Falchera. È importantissimo questo messaggio. Tantopiù alla vigilia delle elezioni comunali nel capoluogo.
A proposito. Lei si candiderà? C’è chi dice che alle possibili elezioni politiche di marzo lei sarà in pista.
Mi sia consentito un sorriso… E un No. Io sono Presidente Uncem e Consigliere comunale a Vallo. Il ruolo in Uncem prevede che io sia superpartes, ascoltando e dialogando con tutti, con tutti i partiti e le istituzioni, focalizzato solo sui temi della montagna e degli enti locali. Non cerco altro. Le candidature non si cercano e non si scelgono. E in questo momento ho molto lavoro da fare. Con impegno e passione. Ci provo, almeno.
Ne riparleremo. Ma lei conosce bene la politica e la politica conosce lei… Ancora negli ultimi mesi ha lavorato molto al Piano di Ripresa e Resilienza, per le risorse europee del Next Generation EU. Cosa c’è in questo piano per le Valli?
Mi pare ci sia molto. Penso alla Strategia delle Green Communities. Dopo la Strategia delle Aree interne, potremmo essere una delle trenta aree delle “comunità sostenibili e verdi” previste dal PNRR. Ci sono molte risorse previste per il dissesto idrogeologico, come per gli asili nido e per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Le risorse verranno assegnate tramite bandi e la competitività sarà altissima.
Mi pare ci sia molto. Penso alla Strategia delle Green Communities. Dopo la Strategia delle Aree interne, potremmo essere una delle trenta aree delle “comunità sostenibili e verdi” previste dal PNRR. Ci sono molte risorse previste per il dissesto idrogeologico, come per gli asili nido e per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Le risorse verranno assegnate tramite bandi e la competitività sarà altissima.
Cosa significa? Che ci saranno sfide tra territori?
Vuol dire che certamente i bandi o le altre modalità di assegnazione delle risorse del Piano di Ripresa e Resilienza, che vale complessivamente 200 miliardi di euro da spendere entro il 2026, vedranno una certa competizione tra territori. Più alta che in passato. Non tutti avranno tutto. E nessuno dovrà, potrà inseguire tutto. Serviranno idee chiare. Le Valli di Lanzo, lavorando con le due Unioni e anche con il Ciriacese potranno operare su alcuni canali, come la Strategia aree interne e per il potenziamento dei servizi sanitari e assistenziali territoriali. Occorre prepararsi e formarsi. Lo stiamo facendo.
Sabato scorso lei e il Presidente Uncem Piemonte Roberto Colombero avete incontrato venti Sindaci del territorio a Lanzo. Come è andata?
Benissimo direi. Intanto perché, è bene esserne consapevoli, molte scelte e politiche per la montagna che si fanno qui sono esempio per il Paese. I Comuni funzionano, lavorano insieme e generano sviluppo. Da trent’anni lo fanno, già con la Comunità montana. Nell’incontro sono emerse molte problematiche che oggi vivono i Sindaci e i Comuni, ma anche molte opportunità. Che vanno colte.
Ad esempio?
Io dico di lavorare sul turismo, sulle foreste come si sta facendo e molto bene. Sull’acqua mantenendo l’Acquedotto nostro e gestito, nelle Valli dalle Unioni. L’acqua è del territorio. A disposizione di tutti ma è del territorio. E Smat ce la continua a pagare.
Non è troppo ambizioso?
Le Valli di Lanzo sull’acqua sono un esempio. Così come sulla sanità. Perchè le battaglie per difendere l’ospedale sono state decisive. La pandemia ha rimesso al centro la sanità territoriale. E noi abbiamo ancora l’ospedale perché migliaia di persone e tanti Sindaci sono scesi in piazza e lo hanno difeso quando doveva essere smantellato. Ma come hanno detto i Sindaci, ora occorre agire affinché i medici di base vengano garantiti, sostituendo chi va in pensione.
Un bel problema. Ce la farete?
La Regione deve dare un segnale. È inutile parlare di medicina territoriale rafforzata senza medici di base. Devono esserci più specializzazioni per la medicina di base appunto, anche per i pediatri. Da tre anni ci lavoriamo. E nel contratto integrativo dei medici ci devono essere incentivi economici, come già previsto da una legge nazionale che abbiamo ottenuto, per i medici di famiglia che tengono studi aperti in alta valle. D’altronde è ben diverso uno studio aperto a Viù o Ala, o Chialamberto rispetto alle Vallette o in San Paolo. Su questo mi auguro la Regione agisca in fretta. I medici di base e i pediatri sono indispensabili, anche per fermare lo spopolamento.
E sulla ferrovia? Ne avete parlato?
Trenitalia deve fare in fretta. Faccia i lavori che servono su Canavesana e su Torino-Ceres, già finanziati. Il passante di corso Grosseto è quasi pronto. E a poco serve il legame tra Caselle e il centro di Torino senza un utilizzo vero della parte della linea che sale da Ciriè verso Ceres. Ma il punto è l’approccio. GTT ha sempre fatto troppo poco, non credendoci. L’Agenzia della mobilità deve cambiare atteggiamento. In tutt’Europa si potenziano le ferrovie, addirittura se ne costruiscono di nuove. Noi invece negli ultimi dieci anni in Piemonte le abbiamo chiuse, considerandoli “rami secchi”. Anche per la linea verso Ceres è stato così. Troppe persone non ci hanno creduto. Nelle opportunità turistiche ad esempio. Trenitalia che subentra a GTT riceva i Sindaci e ascolti le loro idee. È la prima cosa sensata da fare.
Quale ruolo su tutto questo per il Risveglio che compie 100 anni?
Tutti sanno quanto sono legato al giornale. Da giornalista so quanto il ruolo della stampa locale sia decisivo. Nelle mobilitazioni e nel raccontare le storie di chi tiene in vita il territorio. Lo è ancor di più in questa fase di permanente emergenza sanitaria ed economica. Le comunità hanno bisogno di riferimenti. Il Risveglio lo è da 100 anni. Non a caso rinasce con la Resistenza dopo la censura fascista che lo aveva fermato. Oggi il Risveglio, su carta e sul web, guarda al futuro confermando i suoi valori e andando ancora più dentro i territori, tra le persone. I giovani lo scoprano come luogo non fisico ma identitario. Il Risveglio dopo 100 anni è ancora più forte e cresce.