Un nome che non solo per noi del Risveglio sa di leggenda del giornalismo o almeno di un certo tipo di fare informazione dalla quale, nonostante le trasformazioni che il tempo ha determinato anche nella nostra testata e nella professione tutta più in generale, è impossibile prescindere e che racconta al netto di idee o linee editoriali – della serietà d’approccio e passione verso un mestiere importante quale è quello di informare. Sono queste, in estrema sintesi, le peculiarità del direttore forse più iconico della storia del nostro giornale, e non solo per la longevità al suo timone.
Ricorre in questi giorni il trentennale della morte di Carlo Brizio, storica guida de il Risveglio per oltre 40 anni: correva infatti l’anno 1949 quando Cornelio Valetto lasciava la direzione del giornale, da poco riaperto dopo gli anni della censura fascista, a Carlo Brizio, primogenito di quattro figli della famiglia Brizio Falletti di Castellazzo, trasferitasi da Brà a Ciriè negli Anni Venti perché il padre, dottore in chimica, lavorava all’Ipca.
Il giovane Carlo Brizio imprimerà da subito alla testata un’impronta forte e originale, destinata a caratterizzarlo fino ad oggi, facendo del Risveglio il giornale locale per antonomasia del Ciriacese delle Valli lanzesi e del Basso Canavese, grazie anche alle sue notevoli doti nel creare una fitta rete di collaboratori selezionata sulla base di valori come fiducia e serietà attraverso associazioni, gruppi sportivi e cittadini.
In ossequio ai tempi e con una fogliazione modesta, il giornale pensato in quella fase da Brizio come notiziario sintetico, chiaro e preciso, piace subito al pubblico e il Risveglio diventa così un settimanale tra i più diffusi del Piemonte, «…un giornale che piace alla gente proprio perché è scritto, in parte, dalla gente stessa ». Con lo svilupparsi del pluralismo informativo e l’avvento di testate concorrenti, Brizio dimostrerà anche di saper avviare quella fase di modernizzazione (un processo in continuo divenire ancor oggi) che traghetterà di lì a poco il Risveglio verso le trasformazioni, molto delle quali scandite dal progresso tecnologico che dagli anni ‘80 in poi diverrà sempre pià decisivo, che ci hanno portato a scavallare il secolo e compire 100 anni.
Carlo Brizio, benché gravemente malato, è stato al timone di questo giornale praticamente fino all’ultimo. Umile come tutti i virtuo- si, era sì il direttore della testata ma, ed in questo, insieme ad altre suggestioni mutuate dalla sua storia, vi vedo una continuità con l’attuale approccio di questa redazione – ne era autore, redattore e cronista. E collega di tutti…