Accade a San Francesco al Campo e la vicenda coinvolge dei bambini delle elementari
In quarantena ma «a loro insaputa»: il caso degli scolari avvertiti 10 giorni dopo
L'Asl: «Capisco la perplessità delle famiglie il periodo di "latenza" della scuola della scorsa settimana ha determinato un differimento delle informazioni che attivano la procedura. La scuola: «Situazione sotto controllo»
Sono stati informati che i loro figli erano in quarantena dieci giorni dopo, quando ne mancavano – almeno teoricamente a questo punto – appena quattro per completarla. Nel frattempo dal 4 marzo – data che la comunicazione della scuola riferisce con tanto di comunicazione datata ieri lunedì 15 marzo, come inizio del focolaio registrato nella mensa scolastica – sebbene in dad dalla scorsa settimana, questi bambini hanno continuato ignari la loro vita, e con loro, le rispettive famiglie, con tutto quello che ne potrebbe comportare in termini di contagio.
Accade a San Francesco al Campo e la vicenda coinvolge dei bambini delle elementari. Era peraltro la prima settimana di chiusura delle scuole e parecchi genitori di questi alunni approfittando ancora dello status “arancione” sono anche ricorsi, per recarsi a lavorare, all’aiuto dei nonni. Non sono peraltro mancati nella zona in questione, proprio in quei giorni, sit-in di protesta contro la didattica a distanza che, pur, contenuti, hanno provocato alcuni “assembramenti” di bimbi e genitori.
«Noi ci siamo attivati da protocollo immediatamente dopo aver ricevuto la segnalazione di positività dell’alunno – dichiara il dirigente scolastico Giuseppina Giacalone – purtroppo alcuni passaggi anche a causa della chiusura della scuola della scorsa settimana si sono dilatati per cause non imputabili nè alla scuola nè all’azienda sanitaria tuttavia non posso negare che in situazioni complesse si possano verificare dei “paradossi” e ai genitori coinvolti va tutta la nosta vicinanza. La situazione ad oggi è sotto controllo e spero che non si inneschino ingiustificati allarmismi di cui in questo periodo non abbiamo davvero bisogno».
«Capisco la perplessità delle famiglie – aggiunge e contribuisce a spiegare il dottor Giorgio Bellan, responsabile per l’Asl To4 per i rapporti e le informazioni con i 500 plessi dell’area – ed è vero che che il periodo di “latenza” della scuola della scorsa settimana ha determinato un differimento delle informazioni che attivano la procedura, che rimane complessa e comunque non “un’equazione”. Non appena si è avuta comunicazione del bambino positivo (che nel frattempo era a casa dal 6, quindi ipotizzabile intorno al 7-8, ndr), tecnicamente si debbono ritenere in quarantena tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui nelle precedenti 48 ore (lasso che può arrivare in questa fase della pandemia anche fino a 72): ora si tratterà di osservarla per i giorni rimanenti, non comunicarlo, non appena abbiamo avuto le informazioni – per noi sarebbe stato una omissione d’atti d’ufficio».
E a quei genitori che ora sono preoccupati per avere esposto magari i propri anziani a questi bambini?
«Per fortuna i primi 4-5 giorni dell’eventuale infezione sono i meno virali ed ora tutta la situazione è monitorata dall’Asl, capisco e rispetto i timori di queste persone ma perché si attivi la procedura – che nella norma è ineccepibile – di contact racing occorre avere le informazioni del caso».
Parrebbe anche siano capitati casi in cui la segnalazione è avvenuta a un giorno dalla fine della quarantena.
L’Asl To4 in ogni caso puntualizza che la scelta di sottoporre i propri figli a tampone «non annulla la quarantena, che va completata».
Stamane alcuni dei genitori coinvolti hanno comunque prenotato ed effettuato il tampone presso i propri pediatri di famiglia. “La mia è basita per la tardività della comunicazione – racconta una delle mamme – il tampone va fatto entro dieci giorni ma nel frattempo uno deve sapere di essere in quarantena, o no…?»