Lo avevano annunciato lunedì, dopo essere stati gentilmente “sgombrati dalle forze dell’ordine” perché non autorizzati, che sarebbero tornati venerdì e così è stato, stavolta con i crismi dell’autorizzazione delle autorità che hanno concesso loro un Sit-In.
È proseguita questa mattina la protesta dei genitori “no dad” delle scuole di Ciriè, che hanno manifestato contro la chiusura delle scuole questa volta in piazza delle scuole dalle 9,30. Una trentina di persone, contro la ventina di tre giorni prima, ma del resto non erano consigliabili “assembramenti maggiori”.
L’area della manifestazione, condita da slogan e striscioni e da alcune riflessioni finali tra i partecipanti, è stata presidiata a distanza da pattuglie dei carabinieri e della polizia locale ma, naturalmente, tutto è filato liscio. Il timore per le forze dell’ordine era che alla iniziativa si presentassero in duecento, non è andata così.
Rammarico tra i genitori convenuti per l’assenza di docenti e per il numero esiguo dei manifestanti. «In ogni caso la nostra è una testimonianza che coinvolge molte altre famiglie e parla di un un disagio reale, concreto e innegabile – spiega uno dei genitori – occorre puntare un faro su questo tema – che è trasversale – e non spegnerlo fino a quando non si otterranno risultati positivi in tal senso»
Ed oltre a Ciriè e in altri centri del Torinese, anche a San Maurizio Canavese, stamattina gli alunni delle elementari, insieme ai genitori, hanno sistemato banchi e sedie fuori dalla «Pagliero» per seguire le lezioni all’aperto. Quello che lamentano i genitori, ad un anno dal primo lockdown per il Covid-19, è che sia ancora la scuola a farne le spese e, soprattutto, i bambini, costretti a restare a casa in dad con i genitori costretti a seguirli e, sovente, a non andare al lavoro proprio per stare accanto ai figli.
«La scuola doveva essere al primo posto. Perché invece è stata la prima a essere chiusa, ora, dopo più di un anno dall’inizio della pandemia? – si chiedono Tamara Marietta e Cristina Zalone, due mamme di San Maurizio che fanno parte del comitato del Piemonte “Priorità alla Scuola” – Perché non c’è stata la capacità di attuare un progetto globale da mettere in atto in tempo utile al fine di fronteggiare questa nuova ondata? In molti Stati europei, la scuola è stata sempre l’ultima ad essere chiusa. Perché qui in Italia no? Scuole chiuse, parchi giochi chiusi: perché solo i bambini devono stare chiusi in casa, davanti ad un pc?». I genitori, per l’ennesima volta, hanno ribadito come sia già complicato lavorare da casa in smart working e, se bisogna seguire uno o più figli in dad, diventa quasi una missione impossibile.
«I danni provocati dalla dad, come privazione della scuola in presenza, sono noti a tutti ormai: aumento dell’abbandono scolastico, aumento dei disagi psicologici, aumento dei tentativi di suicidio, aumento di casi di autolesionismo, eccetera – continuano le due mamme – È doveroso proteggere le categorie più fragili come gli anziani, ma in questo momento anche i bambini e i ragazzi sono fragili e non è giusto che siano loro a pagare un prezzo così alto. Noi genitori siamo affranti, stanchi dei continui sacrifici che ci vengono richiesti, preoccupati per il futuro dei nostri bambini. Se ci fosse un disegno ben preciso, un progetto chiaro, lungimirante, anche se con estrema fatica, ora, a distanza di un anno fatto già di sacrifici, saremmo disposti ad accettare ed a fare ancora uno sforzo. Ma questo progetto chiaro non lo stiamo vedendo. Siamo arrivati al capolinea».