Nuova puntata della rubrica, tra storia e amarcord, che presenta, in questi mesi celebrativi dei 100 anni della nostra testata che culmineranno in una grande festa a giugno e in diverse iniziative editoriali e non, una corposa “selezione” delle prime pagine che hanno aperto il giornale in questo suo primo secolo di vita
Una mattina fredda di dicembre, un cellulare della polizia penitenziaria si arrampica tra i tornanti della valle di Viù. Scortato dagli uomini della squadra mobile, esce un uomo in manette: è Umberto Prinzi. In carcere a Ivrea sta scontando una condanna a 22 anni per l’assassinio di Cosimo Andriani, trans, noto come Valentina, che Prinzi aveva conosciuto nel gennaio del 1995 in una discoteca di Torino. I due si innamorano e decidono di andare a vivere assieme. Pochi mesi dopo, Valentina scompare nel nulla. Scattano le indagini: il cerchio si stringe attorno a Prinzi ma contro l’uomo ci sono solo indizi.
I giudici lo condannano comunque per omicidio ma il cadavere di Valentina non verrà mai ritrovato. Il 26 gennaio 2007, mentre sta scontando la detenzione, Prinzi ammette di averla uccisa e confessa agli inquirenti il luogo in cui ha gettato il cadavere. Il 31 gennaio, in una località tra Pian Bausano e Castagnole, in un dirupo, vengono recuperati, avvolti da un telo di plastica, i resti di Valentina. Si conclude così un dramma iniziato dodici anni prima. A far scattare la furia omicida di Prinzi sarebbe stata la gelosia.
Una storia a tinte forti, resa ancora più cruda dalle immagine pubblicate sul Risveglio. L’occhio del fotografo ha colto gli uomini della scientifica mentre aprono il telo di plastica con dentro quel che rimane dei resti di Valentina. Una foto che oggi, per una mutata sensibilità e per le nuove regole deontologiche, non verrebbe più pubblicata.
La storia del Risveglio si incrocia con la linea ferroviaria Torino-Ceres, l’anello di congiunzione tra i paesi delle valli di Lanzo, località di villeggiatura amata dalla borghesia sabauda, Ciriè e il capoluogo piemontese. La costruzione della linea è datata 18 aprile 1868 quando viene tagliato il nastro inaugurale del primo tratto tra la stazione di Torino Ponte Mosca e Venaria. L’anno dopo il treno arriva a Ciriè. Nel 1916 la tratta è completata fino a Ceres. Un collegamento essenziale per l’economia locale: i contadini delle valli e del ciriacese vendevano a Porta Palazzo i loro prodotti, scendendo alla stazione distante pochi metri dal grande mercato cittadino.
Negli anni è cambiato lo scacchiere delle stazioni ed è destinata a mutare ancora la rete dei trasporti locali. Sono in fase di completamento i lavori del passante ferroviario: con lo scavo del tunnel sotto corso Grosseto la linea Torino-Ceres verrà collegata con la stazione di Porta Susa e con il centro del capoluogo piemontese, proseguendo fino al Lingotto.
Le trasformazioni della tratta ferroviaria, i disagi e i ritardi che alle volte devono sopportare i pendolari sono stati descritti con puntualità dal Risveglio. Nel novembre 2008 il giornale dedica una pagina alla riapertura della linea tra Germagnano e Ceres, chiusa dopo i danni causati dell’alluvione del ‘93 e riammodernata. Una tratta che andrebbe ulteriormente valorizzata, sfruttandola per portare i visitatori alla scoperta delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche delle Valli all’insegna di un turismo green.