Nuova puntata della rubrica, tra storia e amarcord, che presenta, in questi mesi celebrativi dei 100 anni della nostra testata che culmineranno in una grande festa a giugno e in diverse iniziative editoriali e non, una corposa “selezione” delle prime pagine che hanno aperto il giornale in questo suo primo secolo di vita
Il governo guidato dal neo premier Mario Draghi ha da poco ottenuto la fiducia dalle Camere. L’ex presidente della Banca centrale europea è appoggiato da una vastissima maggioranza che tiene assieme schieramenti fino a ieri opposti e contrari su tutto. È l’ennesima mutazione della politica italiana, folgorata (o in crisi di consenso) dall’autorevolezza del nuovo premier chiamato a arginare la pandemia, rilanciare un’economia ormai allo stremo e accelerare su ambiente e tecnologia.
Ciclicamente la storia del Belpaese si impantana, la politica non è più in grado di rispondere ai bisogni della gente e urge trovare una figura, meglio se esterna al “Palazzo”, per superare la burrasca. Era successo nel 1993, in piena Tangentopoli, con la chiamata di Carlo Azeglio Ciampi, governatore della Banca d’Italia, a palazzo Chigi. Nel 2011 il nuovo salvatore della patria è Mario Monti: l’ex commissario Ue alla concorrenza si ritrova con un’Italia a un passo dal default economico. Tra i componenti del governo c’è una ciriacese doc. Ministro del Lavoro è Elsa Fornero. Docente all’università di Torino, è originaria di San Carlo Canavese.
Sul numero del 24 novembre 2011 la ministra, racconta proprio al Risveglio, il suo rapporto con il paese natale. Terminata l’esperienza politica e raggiunta la pensione, Elsa Fornero sceglierà San Carlo come buen retiro.
La violenza ha diversi gradi di ferocia. Quella psicologica non lascia tracce fisiche evidenti ma colpisce con la stessa forza. Il bullismo, piaga da sempre presente nelle scuole, è connotato da insulti, atteggiamenti denigratori, vessazioni. La violenza è alle volte l’ultimo anello di una catena di angherie iniziate tempo prima. Sul numero del Risveglio del 9 febbraio 2017 è riportato il caso estremo di un ragazzo costretto da un gruppo di coetanei a mangiare escrementi animali.
La prima pagina del Risveglio sintetizza perfettamente una vicenda drammatica. Forse il titolo “Feci nel panino, poi le cinghiate” ha colpito la sensibilità di alcuni lettori. Ma le parole hanno un peso specifico che definiscono ruoli e responsabilità. Da una parte ci sono i carnefici, dall’altra la vittima. Di qua c’è il ghigno di chi si diverte a utilizzare la violenza, dall’altra l’angoscia di chi la subisce. C’è l’aggressione vigliacca dei tanti e la solitudine di chi non sa come uscire dall’incubo. Sono fatti che nella drammaticità delle sfumature, purtroppo succedono con cadenza quasi quotidiana e che poche volte finiscono sui giornali. Le vittime, per pudore e paura raramente denunciano le aggressioni.
La scuola è impegnata nel combattere la piaga del bullismo e del cyberbullismo (il 7 febbraio si è tenuta la giornata nazionale per contrastare il fenomeno) ma servono provvedimenti più specifici per chi non rispetta gli altri.