I cacciatori incassano dalla Giunta regionale una nuova vittoria che rende vane tutte le iniziative animaliste – già sconfitte nella battaglia sull’ampialmento delle prerogative venatorie e delle specie cacciabili – atte a scongiurare la riapertura della caccia, anche in questo periodo di emergenza Covid. Insomma, si è ritenuto che abbattere la fauna selvatica è uno “stato di necessità” e quindi per farlo sarà anche possibile uscire dal proprio Comune di residenza, anche nei giorni in cui è vietato, sparando liberamente a cinghiali, cervi, caprioli, cornacchie nere e grigie, gazze, volpi e minilepri.
La Regione Piemonte in una nota inviata alle prefetture, alle province e ai comprensori faunistici nella quale ha spiegato infatti che «fermo restando lo svolgimento delle attività di contenimento e controllo faunistico, si considera stato di necessità lo svolgimento dell’attività venatoria al di fuori del Comune di residenza o abitazione e all’interno dell’ambito territoriali di caccia o comprensorio alpino di residenza venatoria, dell’azienda faunistica di appartenenza, purché rispettando le norme anti covid, quindi indossando la mascherina e mantenendo la distanza di sicurezza».
Pertanto da ieri, giovedì 10 dicembre, in Piemonte, i divieti previsti per le zone arancioni vanno in deroga, si potrà dunque spostarsi dal proprio Comune di residenza per cacciare, eccezion fatta per i giorni di Natale e di Capodanno, anche nel giorno di Santo Stefano, che è di sabato. I giorni festivi cadranno invecedi venerdì che, con il martedì, è giorno di “silenzio venatorio”.
Lo “stato di necessità al fine di limitare i danni alle colture, nonché mitigare il potenziale pericolo per la pubblica sicurezza e per conseguire l’equilibrio faunistico venatorio” è così riuscito a sostituire il concetto di “sport individuale” con cui in prima istanza, ma vanamente, si era chiesto al Governo di riaprire la caccia nelel settimane scorse.
Critiche al provvedimento, oltrechè da parte degli animalisti/ambientalisti arrivano dal Pd, tra cui il vicepresedente del Consiglioo regionale, Mario Salizzoni, quest’ultimo, provocatoriamente ha così commentato la scelta «Stato di sussistenza? Doppiette equiparate a medici e infermieri…”