Un trionfo, una vittoria che va al di là dell’alloro, come nella migliore tradizione del cinema che va oltre… E non solo, come vedremo, per scelta stilistica e di contenuti. «La fabbrica del sogno», il film sulla storia dell’ex Ipca – genialmente rivisitata in chiave horror – di Ciriè e dei suoi 134 morti avvelenati dai coloranti e dalle aniline, dopo aver ricevuto la nomination come miglior film e miglior fotografia per la decima edizione del Queens World Film Festival che si svolgeva il 27 marzo scorso al Museo dei Cinema di New York, alla fine ha vinto davvero: l’importantissimo premio della Giuria peraltro.. E poco, o almeno importa relativamente, che la prestigiosa rassegna si sia svolta in tempi di coprifuoco per il covid-19, per colpa del quale nemmeno la nostra delegazione ha potuto parteciparvi (15 persone tra regista, attori, insegnanti e allievi del Fermi Galilei, al centro del progetto che ha determinato la realizzazione della pellicola). Una vicenda forte, dove fantasy, noir e horror si intrecciano alla verità ancor più triste della realtà dei fatti, però con uno stile che i giovani potessero comprendere e seguire. I tre protagonisti sono tre ragazzini che avranno – sullo sfondo della vicenda dell’ex fabbrica della morte di località Robaronzino – un’avventura straordinaria di crescita
Il servizio completo con tutti i dettagli e con l’intervista al regista Max Chicco nel giornale in edicola giovedì 2 marzo)