Cafasse si è fermata, nel pomeriggio di giovedì 20 febbraio, in occasione dei funerali di Marco Tibone, l’impresario funebre che se n’è andato ad appena 53 anni. Nella chiesa di San Grato c’erano i parenti e poi gli amici di sempre quelli che, in queste settimane, gli sono stati vicini e lo andavamo a trovare. Perché sapevano che, nonostante la sua ultima battaglia, era sempre pronto per una battuta sagace o ad arrabbiarsi per il Toro, la sua squadra del cuore, a discorrere di musica o a raccontare aneddoti pure divertenti sul suo impegno che aveva ereditato dal padre Silvio. Adesso, quando per l’azienda Ofal indossava giacca e cravatta, si trasformava in un professionista inappuntabile che conosceva a fondo la realtà lavorativa, condivisa con il fratello Fabrizio.
Poi c’era anche un altro Marco. Quello che si infilava le cuffie, si metteva dietro alla consolle e diventava il dj “Cobra” facendo ballare con la musica generazioni diverse. Ragazzi e meno giovani che, insieme a lui, qualche anno fa, davanti ad un bicchiere di vino e una pizza al «banchino da Noè», a Lanzo, per goliardia e per stare insieme, decisero di fondare l’associazione «La corda di burro» e lui venne immediatamente eletto presidente. La redazione e l’amministrazione del Risveglio si stringe intorno alla mamma Katia, ai figli Gabriele e Matteo, a Claudia, Elisa e Fabrizio con Frida.