Accordo raggiunto al Mise per la gestione dei lavoratori in esubero dopo la decisione della Canavera & Audi di chiudere uno dei suoi tre siti produttivi «a causa «delle aumentate difficoltà per un forte calo delle specifiche commesse di stampaggio a caldo gestite a Rivara» (gli altri stabilimenti si trovano a Corio Canavese e Cafasse Torinese).
I dipendenti interessati dal taglio sono 40. Ad annunciare il raggiungimento dell’intesa le organizzazioni sindacali (Fim-Cisl) che dopo due mesi di difficili trattative sindacali hanno sottoscritto nei giorni scorsi al Ministero del Lavoro un complesso accordo per la gestione degli esuberi in questione.
Una decisione, quella della chiusura del sito rivarese, che per i vertici aziendali è irrevocabile e prenderà corpo nel 2021: nei piani dell’azienda cià dovrebbe permettere di concentrare risorse economiche per gli investimenti negli altri due stabilimenti, peraltro meno coinvolti dal calo commesse.
«L’accordo raggiunto al Ministero – secondo il sindacato – permetterà una gestione meno traumatica degli esuberi, prevede l’attivazione di 12 mesi di cassa integrazione dal prossimo 16 febbraio con conseguente slittamento della cessata attività al febbraio 2021, assegno di ricollocazione tramite le politiche attive messe in campo da Regione Piemonte e Anpas che aprono a sgravi economici per i lavoratori e per le aziende che assumono questi lavoratori, incentivazioni all’esodo su base volontaria ed infine un impegno aziendale finalizzato ad individuare possibili ricollocazioni anche all’interno degli altri 2 stabilimenti».
«Il mix di provvedimenti ottenuti potrà essere di aiuto, in questo difficile contesto, dando una finestra temporale più ampia e maggiori strumenti per un percorso di ricollocazione – aggiunge Vito Bianchino della Fim-Cisl – resta comunque un duro colpo per i lavoratori e al territorio verrà meno un’altra azienda storica, rilevata dalla Canavera & Audi nel 1985, ma le cui origini risalgono ai primi decenni del 900».
Il trend negativo di tutto il settore metalmeccanico registrato negli ultimi mesi avrebbe aggravato la vicenda Canavera & Audi di Rivara, «su cui hanno pesato anche discutibili scelte imprenditoriali. Infatti, nonostante il contesto di questi anni, altre aziende dello stampaggio a caldo hanno saputo contrastare la crisi mettendo in atto una trasformazione delle linee e dei sistemi di lavorazione, investendo in innovazione tecnologica nei loro stabilimenti, migliorandone il lato ambientale e della sicurezza ed implementandone il versante dell’efficienza e della produttività aumentando quindi la loro forza competitiva per una maggior penetrazione nei mercati – Prosegue Vito Bianchino – aziende come Facem, Ilsam, Oms sono solo alcuni degli esempi di aziende virtuose Canavesane che, pur in un momento di congiuntura sfavorevole, stanno investendo ed innovando tecnologicamente in questo particolare settore. Questo vuol dire che una parte importante della capacità competitiva dell’azienda e di conseguenza la capacità di reggere in un mercato così complesso, è collegata alle scelte di prospettiva che si pongono le aziende stesse. In mancanza è ovvio che le conseguenze negative sono purtroppo scontate ed i lavoratori ne pagano il prezzo maggiore».
Il sindacalista, ennesima vertenza occupazionale a parte, conferma il dato del grande ridimensionamento di quello che fu il grande “polo dello stampaggio a caldo in Canavese” pur continuando però a rappresentare un importante bacino occupazionale ed economico per il territorio. «La sua difesa però non può essere lasciata solo alle iniziative delle singole imprese ma va sostenuta Istituzionalmente da politiche mirate», ha concluso Bianchino.