«Ha preso il via la costruzione dell’Open Mall di Caselle, nuovo centro commerciale, unico in Italia, ad imitazione delle storiche vie e piazze di Torino, per un’esperienza di acquisto naturale fra centinaia di negozi e ristoranti. Un centro dall’anima green con percorsi pedonali e ciclabili, tetti verdi, la presenza del “National Geographic Ultimate Explorer” dove vivere un’esperienza d’intrattenimento virtuale sulla natura e della scienza.
Il sindaco di Caselle, Luca Baracco dichiara: “È un’occasione di rilancio economico per tutto il territorio a nord di Torino, un volano per il commercio e l’occupazione, in un’ottica di sviluppo sostenibile”.
Partendo dall’ottimistico proclama del sindaco, mi chiedo perché i nostri centri cittadini debbano suscitare così poca attenzione e credito da parte dei loro amministratori: da migliaia di anni sono il cuore commerciale e sociale delle città, i loro palazzi sono i più ambiti e celebrati dai cittadini e ancora oggi sono sede delle istituzioni. Negli ultimi decenni, però, sono un po’ raffazzonati: avrebbero bisogno di essere restaurati e abbelliti, molti negozi stentano a sopravvivere a causa di nuovi centri commerciali e outlet sorti a pochi chilometri.
Ma ecco la soluzione dell’Amministrazione comunale: edificare una nuova città con palazzi e portici, zeppa di scintillanti negozi, il tutto a prova di intemperie e con ben 8000 parcheggi. Il binomio “centro città -commercio” viene totalmente rin- negato a favore del nuovo binomio “margini della città-commercio”, il tutto per assestare un ennesimo duro colpo alla
città di Caselle e naturalmente ai territori limitrofi. Tutto questo, pur comprendendo la necessità di “fare cassa” con gli oneri e il miraggio di creare nuovi posti di lavoro – che sicuramente non saranno riservati ai soli cittadini del territorio – porterà, come già documentato da svariati casi, a centri cittadini con serrande abbassate, frequentati ed abitati da sempre meno persone, non trovandovi più nessuna attrattiva. A questo punto l’Amministrazione dovrà intervenire per risolvere un problema che ha creato lei stessa.
Del resto il fine dell’Open Mall è attirare la gente per poi farla uscire il più tardi possibile a pancia piena e con le mani impegnate a portare borse traboccanti di acquisti e non certo di preoccuparsi del destino dei territori limitrofi.
Trovo irrealistico definirla una “operazione green” a fronte della cementificazione di 114.000 mq, le imponenti modifiche della viabilità e la creazione di circa 8.000 posti auto (traducibili in circa 16.000 veicoli alimentati a carburanti fossili in movimento in una giornata tipo).
Non trovando nessuna logica, non mi resta che pensare che al lungimirante Sindaco di Caselle siano apparsi in sogno i Santi Patroni dei Comuni limitrofi e gli abbiano indicato miriadi di visitatori, prima attratti dall’opulenza e dalle mille luci dall’Open Mall, e poi disgustati, che si riversano in massa nei centri delle cittadine vicine ravvivandole e abitandole nuovamente».
— Stefano Faletti *
*Presidente dell’Ascom Cittadino e titolare della omonima e storica gioielleria con oltre un secolo di storia.
Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Caselle tirato in ballo e criticato da Stefano Faletti (così come tutte le precedenti Amministrazioni, per la verità, ndr) e soprattutto sulle considerazioni ottimistiche rilasciate sul progetto Open Mall. «Dichiarazioni catastrofiste che non so su quali dati poggino. Basti vedere cosa è successo a Serravalle Scrivia per sostenere l’esatto contrario». Luca Baracco, sindaco di Caselle, pur con toni concilianti difende a spada tratta il progetto che sta per vedere la luce dopo 13 anni di gestazione (18, se si comprende il progetto originario poi abbandonato) in risposta alla presa di posizione del presidente Ascom di Ciriè Faletti pubblicata con un lungo editoriale sullo scorso numero del
nostro giornale.
Alle accuse che il nuovo “Destination Center” serva solo a «fare cassa» e a desertificare i centri cittadini, Baracco ribatte invece che «produrrà un potenziamento del commercio di vicinato. Cito l’esempio dell’outlet di Serravalle non solo perché concreto, ma perché a un incontro pubblico a Ciriè erano stati invitati i rappresentanti del commercio di Serravalle, ed era emerso che questi sviluppi vanno certamente gestiti con attenzione e intraprendenza, ma l’effetto di un lavoro di squadra con le associazioni di categoria e l’operatore privato promotore dell’outlet aveva potenziato i centri cittadini e il commercio locale».
Nelle considerazioni di Baracco ritorna anche un altro incontro nella Sala Consigliare di Ciriè con gli esercenti locali. «L’approccio al tema in quell’occasione era improntato alla serenità – afferma – Era emerso l’impegno a far sì che un potenziale problema fosse anche una grande opportunità per il territorio. Non condivido inoltre la dichiarazione per cui si fa tutto e subito senza pensare al futuro. C’è stato un percorso di 13 anni in cui decine di enti e di associazioni sono state coinvolte. Le Amministrazioni comunali casellesi, non solo la mia, hanno avuto la capacità di guardare al futuro con un progetto davvero innovativo. Restiamo a disposizione di chiunque abbia la necessità di ulteriori approfondimenti e chiarimenti».
(Intervista a Luca Baracco a cura di Stefanio Tubia)