Ha avuto una grande eco scandita da tanta solidarietà e indignazione il caso del bimbo diabetico bullizzato a scuola riportato nello scorso numero dal Risveglio e ripreso dai quotidiani e dalle agenzie stampa di tutta Italia: un caso mediatico di cui “gioire”, naturalmente, solo per i mai sufficienti riflettori sul fenomeno, sui cui va tenuta la guardia alzata e per l’attenzione, nello specifico, anche per i ragazzi affetti da diabete – che, come accade con tutte le fasce deboli- rischiano a causa delle loro difficoltà e “diversità” di entrare nel novero degli obiettivi odiosi e vigliacchi di bulli e teppisti.
L’Agd nazionale (associazione giovani diabetici) ci ha ringraziato per aver svolto nelle opportune modalità di protezione dei minori coinvolti il necessario lavoro di informazione su quanto successo e garantito di condividere con questa testata le prossime iniziative di sensibilizzazione al tema. Anche perché – come sostengono recenti studi – vi sarebbe una potenziale correlazione tra bullismo e la malattia in oggetto. Tra le conseguenze negative degli atti intimidatori c’è anche l’aumento significativo delle possibilità di sviluppare il diabete, anche il Mellito di tipo 2, il più grave, con un rischio di ammalarsi fino al 46% in più per chi subisce atti di bullismo o, im ambito di adulti, mobbin gsul lavoro. Questa interdipendenza tra i fattori risulta da un’ampia ricerca internazionale che ha coinvolto due università, quella di Copenhagen e quella di Stoccolma, pubblicato sulla rivista scientifica Diabetologia.
(Il servizio completo sul giornale ine dicola domani, mercoledì 29 maggio 2019)