Nella prima serata del 68° Festival di Sanremo, Cecilia Lasagno con la sua inseparabile arpa, era sul palco dell’Ariston a fianco di Max Gazzè per accompagnarlo nella sua esibizione con la canzone “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. La sua prossima esibizione sarà sabato 10 febbraio per la serata finale.
Di dove sei originaria?
«Adesso abito a Torino da dieci anni, ma sono dell’hinterland torinese: ho abitato a Druento, dove torno spesso perché ho ancora tanti parenti, in particolare a San Gillio, paese d’origine dei miei nonni».
Come è stato il tuo debutto di martedì 6 febbraio sul palco più ambito da molti artisti?
«Sono in una posizione molto privilegiata, perché in questo periodo faccio l’arpista accompagnatrice di Max Gazzè, non ho l’ansia della gara ma ho solo la responsabilità di non rovinare il lavoro altrui ed è bellissimo, estremamente emozionante, ovviamente un tipo di manifestazione ed organizzazione a cui non sono abituata, tutto è sorprendente concitato e molto interessante».
L’arpa è uno strumento classico ed inserito nell’ambito del festival della musica italiana, cosa comporta, cosa succede ad abbinare il classico con la musica pop?
«In realtà è proprio quello che cerco di fare da tutta la vita, sono diplomata in conservatorio ma mi è sempre piaciuto cantare ed ho sempre cercato di suonare le canzoni che mi piacevano con l’arpa, quindi, per me è stato da subito lo strumento con cui ho eseguito musica pop. Nella vita scrivo canzoni che canto e suono, quindi, è molto bello per me avere la possibilità di far uscire un po’ dai confini lo strumento».
Quando è iniziata la tua passione per l’arpa, che è uno strumento particolare, uno strumento che non appassiona i giovani come succede con una chitarra?
«Una passione che arriva dalla mia infanzia. È un po’ meno comune degli altri strumenti ma, in realtà in Italia, specialmente in Piemonte a Cuneo c’è una grande azienda produttrice di arpe a livello mondiale e quindi c’è una tradizione forte. Ci sono più arpisti di quanto una possa immaginare, in realtà siamo in tanti ad amare questo meraviglioso strumento musicale».
Hai detto che canti, come fai a collegare il suono dell’arpa dalla melodia dolce e classica con la tua voce, come metti insieme le due cose?
«In realtà per me è stata una cosa estremamente intuitiva, l’arpa ha sempre avuto un repertorio melenso e dal punto di vista del suono è versatile, ha le stesse possibilità espressive di una chitarra o di un pianoforte, ovviamente è stata meno usata per la musica leggera ma non è così difficile adattarla, anzi, secondo me si presta molto perché la musica pop e l’arpa appartengono alla tradizione popolare, specialmente nordica. È uno strumento che ha già una storia e anche una tecnica per fare questo tipo di musica, quindi si può fare».
Hai già pubblicato qualche disco?
“Nel 2015 è uscito il mio primo disco che si chiama “Guest” con dodici canzoni, quasi tutte in inglese, invece adesso sto per entrare in studio per registrare il mio secondo disco, che uscirà quest’anno con cui spero di riuscire a ripetere la bellissima esperienza del primo e riuscire a vivere di musica ancora per molto tempo».
Diciamo che questa esperienza sul palco dell’Ariston ti porta ad avere una visibilità incredibile. Pensi sia una grande opportunità per la tua musica e per te?
«Il Festival di Sanremo è una grande opportunità per tutti i partecipanti e per me, che arrivo da un’altra vita che è quella del musicista piccolo, è bellissimo. Ringrazio Max Gazzè che ha voluto un’arpa sul palco, una occasione speciale anche perché è una settimana dove tutti gli addetti ai lavori sono qui e si riesce ad avere un assaggio di come funziona questo mestiere ad un livello più grande del tuo».
Questa collaborazione come è avvenuta?
«Questa collaborazione è avvenuta tramite dei contatti, nel senso che Max Gazzè era alla ricerca di un’arpa, io ho aperto alcuni concerti di Nicolò Fabi e, tramite lo staff, sono arrivati a me. Sono estasiata per la grande opportunità di lavoro ma anche di divertimento. Qui è tutto amplificato al mille per mille e capisci che non è così lontano da te, in un certo senso che non c’è quella lontananza insormontabile che uno pensa quando inizia a fare questo mestiere. Certo, è un ambiente con molte regole per rispettare e creare una scena musicale così importante e storica».
Festival di Sanremo, una giovane druentina a fianco di Max Gazzè