«A Venaria c’è la mafia, come c’è in tutta Italia e noi, inaugurando questa via a Peppino Impastato vogliamo continuare la sua lotta contro le associazioni criminali che sono radicate sul territorio». Lo ha detto chiaramente Roberto Falcone, il sindaco pentastellato di Venaria (città di confino di molti corleonesi dove negli anni ’80 il Ros cercava nientemneo che Bernardo Provenzano, considerata ancora oggi dagli investigatori dell’operazione Minotauro l’ultima roccaforte di Cosa Nostra in Piemonte e dove, solo ultimamente, sono stati confiscati sei beni appartenuti a mafiosi) prima di scoprire, insieme a Giovanni Impastato, il cartello posizionato all’inzio della strada che porterà il nome nome del fratello Peppino, ucciso da Cosa Nostra il 9 maggio 1978. a Cinisi: il suo corpo, carico di tritolo, saltò in aria sui binari della ferrovia. La notizia passò in secondo piano sulla cronaca nazionale in quanto coincise con il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, in via Caetani a Roma. Solo anni dopo sarà comprovata la matrice mafiosa del delitto e scartata l’ipotesi del suicidio a suo tempo inscenata. La verità è potuta emergere grazie alla tenacia di mamma Felicia e del fratello Giovanni.«Sono qui perché la guerra contro le associazioni criminali è più che mai attuale, come il messaggio di lotta lanciato da Peppino» – ha detto Giovanni Impastato che ha anche incontrato gli alunni della “Lessona” e domani, alle 20,30, terrà un incontro pubblico nella sede dell’Anpi, che ha organizzato il tour.
29 Gen 2018
Una via dedicata a Peppino Impastato: «Vogliamo continuare la sua lotta contro la mafia»