Non siamo felici perché un uomo ha preso un ergastolo, ma almeno adesso posso tornare a casa dalle mie figlie e spiegare loro cosa è successo. Alberto non torna, ma siamo più sereni”. Le parole composte e cariche di emozione di Angelica Musy, la vedova di Alberto Musy, hanno concluso la lunga giornata di ieri. Dopo otto ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise d’appello di Torino ha condannato all’ergastolo, confermando la sentenza di primo grado, il casellese Francesco Furchì, imputato dell’omicidio aggravato e premeditato dell’avvocato nonché consigliere comunale dell’Udc.
Prima che la corte si ritirasse, l’imputato calabrese aveva fatto una breve dichiarazione spontanea: “Non ci sono gli elementi per condannarmi. Spero nella vostra coscienza, da uomini e da persone. Non sono io che ho ucciso Musy”.
Una novità della sentenza, rispetto a quella di primo grado, è che la Corte ha deciso di ordinare la trasmissione degli atti in procura relativamente al professore universitario Piergiuseppe Monateri e al casellese (ex consigliere comunale) Felice Filippis, nonché alla moglie di quest’ultimo, Maria Cefalì. La decisione è motivata dal fatto che secondo i giudici è opportuno che si indaghi sulla presunta falsa testimonianza di queste persone. La richiesta era pervenuta alla corte da parte dell’avvocato Zancan.
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Ergastolo confermato per Francesco Furchì