Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha dato seguito all’appello inoltratogli nei giorni scorsi dall’on. Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem, sui temi della riorganizzazione postale, e ha scritto ieri una lettera alla presidente del consiglio di amministrazione di Poste Italiane SPA, Luisa Todini, e all’amministratore delegato, Francesco Caio, con la quale richiede l’avvio di un immediato tavolo di confronto alla luce delle diffuse preoccupazioni emerse in questi giorni per il futuro del servizio nei territori rurali e montani piemontesi .
“Ringrazio il presidente Chiamparino per l’immediata iniziativa – commenta l’on.Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna – che consente di richiamare a tutti i livelli Poste Italiane alle proprie responsabilità, così come stiamo facendo in Parlamento mediante le iniziative di sindacato ispettivo che abbiamo avviato sul tema”.
Intanto, martedì 67 deputati guidati da Borghi hanno depositato alla Camera un’interrogazione a risposta scritta – siglata tra gli altri dai deputati Iannuzzi, Braga, Realacci, Di Maio, Fanucci, De Menech – sulla vicenda del ridimensionamento del servizio di Poste Italiane in aree marginali e montane.
Poste Italiane Spa – si legge nel testo dell’interrogazione rivolta al ministro per lo Sviluppo Economico – riceve significativi contributi da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l’erogazione dei servizi postali essenziali, eppure il piano di riorganizzazione previsto dall’azienda prevederebbe, a livello nazionale, la chiusura di 455 Uffici Postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici. Ciò nonostante il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni abbia in più occasioni ricordato che con apposita delibera l’Autority ha inserito specifici divieti di chiusura degli uffici che risiedono nelle aree remote, anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio.
“Poste Italiane – dice Borghi – non può perseguire logiche di guadagno a scapito delle esigenze della collettività, sacrificando uffici che ritiene “improduttivi” o “diseconomici”, senza considerare che rappresentano un punto di riferimento per i cittadini dei piccoli comuni. I servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali per il presidio del territorio e la garanzia dei servizi essenziali. Il Ministro deve dirci quali azioni intenda intraprendere per garantire il rispetto dei disposti stabiliti dall’Autorità per il Garante delle Comunicazioni e come si intenda intervenire per evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste Italiane Spa arrechino disagi ai cittadini”.