In una lettera alla Agcom (il garante per le comunicazioni), il parlamentare Enrico Borghi aveva espresso le sue preoccupazioni per la riduzione dei servizi nelle zone montane e nei piccoli Comuni in genere. “Le notizie relative ai tagli previsti da Poste italiane degli sportelli nei Comuni con media e bassa densità di popolazione destano in noi molta preoccupazione. Comprendiamo la necessità di garantire all’azienda la sostenibilità economica dei servizi, ma riteniamo che Poste abbia l’obbligo di non venir meno agli impegni presi, suddividendo così i cittadini in serie A e B”, aveva scritto. “In caso contrario, poniamo il tema dell’erogazione dei servizi essenziali nelle zone a cosiddetto fallimento di mercato e la invitiamo a riflettere sulla necessità di creare le condizioni per far intervenire altri soggetti che possano coprire questo “vulnus” del sistema. Ci auguriamo che l’Autorità possa intervenire e fare chiarezza”.
La risposta del Garante non si è fatta attendere: “Nel modificare i criteri di distribuzione degli uffici postali abbiamo ritenuto opportuno inserire, a salvaguardia delle situazioni da lei evidenziate, specifici divieti di chiusura di quegli uffici che servono gli utenti che abitano nelle zone remote del Paese: abbiamo ritenuto prevalente l’esigenza di garantire la fruizione del servizio nelle zone disagiate anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio. I divieti di chiusura tutelano situazioni individuate in base a parametri oggettivi: la natura prevalentemente montana e la scarsità abitativa sono desunte dalle classificazioni Istat e da dati demografici”.
Conclude il Garante: “La delibera obbliga Poste italiane ad avviare con congruo anticipo con le istituzioni locali delle misure di razionalizzazione, limitando i disagi per le popolazioni interessate e individuando soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale”.
28 Gen 2015
Il garante: “Poste non può chiudere gli uffici nei piccoli centri”