“Sono a conoscenza delle preoccupazioni e delle paure dei cittadini, le rispetto, le comprendo e come amministratore ho il dovere di farmene carico e di fornire delle risposte. La delibera 1-600 sul riordino della rete ospedaliera non chiude nessun ospedale: l’offerta ospedaliera non diminuirà, ma sarà migliorata per garantire sicurezza e salute. Come ho già avuto modo di dire in occasione della conferenza dei Sindaci dell’ASL TO4, la delibera classifica la struttura di Cuorgnè come ‘ospedale di area disagiata’. Si tratta di un ospedale nel senso pieno del termine, con un Pronto Soccorso h24, quindi un presidio inserito nella rete dell’Emergenza-Urgenza, non una semplice lungodegenza o un poliambulatorio. Non solo l’ospedale di Cuorgnè non perderà nessuna delle attività che attualmente si svolgono, ma, nella fase di attuazione della delibera che avverrà in due-tre anni, sarà possibile implementare l’ospedale con ulteriori attività/servizi: come scritto con precisione nella delibera, spetterà all’assessorato, su proposta dei direttori generali delle aziende, definire l’allocazione definitiva delle discipline non connesse all’Emergenza urgenza”: così afferma l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta rispondendo al Sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto, che il 7 gennaio aveva scritto all’assessore sollecitando un approfondimento sul futuro dell’ospedale.
“Voglio poi ricordare che il riordino della rete ospedaliera verrà attuato contestualmente alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale (assistenza domiciliare, continuità assistenziale, AFT e UCCP) e alla riorganizzazione del 118. Siamo convinti che soprattutto nei territori montani con popolazione prevalentemente anziana, occorra passare da una visione sanitaria prevalentemente incentrata sull’ospedale a una impostazione ‘territoriale’, e per questo assegneremo ai nuovi direttori generali che nomineremo ad aprile obiettivi non generici, ma specifici e articolati, con una particolare rilevanza assegnata proprio all’assistenza territoriale”.
Circa il tema del Punto Nascite, e le richieste avanzate dal gruppo “Sosteniamo l’ostetricia di Cuorgnè”, l’assessore Saitta così risponde: “Il Punto nascite venne trasferito da Ivrea a Cuorgnè provvisoriamente a causa dei lavori di ristrutturazione dell’ospedale di Ivrea. Terminati i lavori il Punto nascite è ritornato nella sua originaria collocazione. La delibera sul riordino della rete ospedaliera del 14 marzo 2013 (Giunta Cota), stabiliva la disattivazione di otto Punti nascite sotto soglia, tra cui quello di Cuorgnè. Qui, peraltro, sarà attivato il nuovo Day Service materno-infantile, con presenza quotidiana di personale ostetrico e infermieristico (per due giorni a settimana sarà presente il ginecologo, per due giorni il pediatra e per un giorno il medico neuropsichiatra infantile). Pertanto le gestanti non saranno certo abbandonate al loro destino. Il Patto per la salute e il regolamento attuativo stabiliscono che i Punti nascite possono essere mantenuti solo nei Dea di I e II livello. E non si tratta di una discrezionalità o una scelta dettata da ragioni di risparmio, ma dal rispetto di precisi parametri tesi alla tutela della salute delle mamme e dei nascituri. I parti devono avvenire in strutture dove sono presenti tutti i reparti indispensabili a garantire interventi di emergenza (cardiologia, neurologia, rianimazione. Infine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato in 1.000 parti la soglia dei Punti nascite: come amministrazione regionale riteniamo che sotto l’asticella dei 500 parti ci sia un inaccettabile rischio per le mamme e per i bambini. Pertanto, la chiusura dei Punti nascite non è giustificata da ragioni di risparmio, ma solo di sicurezza”.
L’assessore Saitta torna poi ad illustrare il contesto più generale all’interno del quale si colloca la delibera: “Voglio ricordare che la delibera sul riordino della rete ospedaliera applica nella nostra Regione il Patto per la Salute che è stato sottoscritto nell’estate del 2014 tra il Governo e tutte le Regioni italiane. Applicare tale Patto e il relativo regolamento è, dunque, un nostro dovere. Il Patto per la salute detta una classificazione degli ospedali (Dea II livello, Dea I livello, ospedali di base e ospedali di area disagiata) stabilendo quelle specialità che obbligatoriamente ogni ospedale deve avere (secondo precisi parametri relativi ai bacini di utenza, ai passaggi ai PS, ai volumi, ecc).
Abbiamo voluto procedere rapidamente all’adozione della delibera, perché la nostra Regione dal 2010 è sottoposta a piano di rientro: di fatto, siamo commissariati e sottoposti a un continuo monitoraggio dal Tavolo Massicci di Roma (Ministero Economia e Ministero Salute). Siamo sottoposti al piano di rientro perché il Piemonte è l’unica Regione del centro-nord a spendere più degli 8 miliardi del fondo sanitario: abbiamo circa 400 milioni di euro di sprechi. Il nostro obiettivo è uscire entro il 2015 dal piano di rientro per poter tornare ad assumere personale medico e infermieristico e per poter recuperare margini di libertà nelle nostre decisioni che ora ci sono negati”.
“Il riordino della rete ospedaliera non è dettata da obiettivi di carattere economico (se ci saranno risparmi, saranno solo nel medio-lungo periodo) – conclude Saitta – ma è finalizzata a garantire salute e sicurezza per i cittadini. La sanità piemontese è caratterizzata da un’eccessiva frammentazione, abbiamo troppi reparti con una bassa attività e la letteratura scientifica dimostra che laddove i volumi sono bassi aumenta il rischio per i pazienti. La nostra operazione è finalizzata a garantire i servizi, riducendo i primariati cresciuti a dismisura: servono ospedali più forti e servizi più efficienti. Probabilmente non sarò riuscito a dissipare tutti i timori dei cittadini di Cuorgnè e delle valli circostanti, ma spero di aver fatto comprendere ai più che ciò che anima il mio operato è esclusivamente la volontà di restituire dignità alla sanità del Piemonte, mettendo al centro la salute e la sicurezza dei cittadini”.
14 Gen 2015
Saitta su ospedale di Cuorgnè: l’attività non verrà meno