CASELLE — All’ultima udienza tecnica del processo per l’omicidio di Alberto Musy, arriva il colpo di scena: il pm Roberto Furlan chiede di inserire fra i testimoni Pietro Altana, genovese, agente segreto e collaboratore del Sismi, personaggio misterioso in carcere per il furto di una grande quantità di computer («Mi sono stati affidati dai servizi per decrittarli, poi mi hanno scaricato e così sono stato accusato di ricettazione»). Ascoltato in aula Altana – ha confermato di essere un conoscente del casellese Francesco Furchì, l’unico indagato per l’omicidio – che avrebbe raccolto da lui in carcere parecchie confidenze. Ma, e qui viene il bello, richieste come quella di violare con le sue conoscenze informatiche i computer dei pm, dei funzionari di polizia, dell’ex capo della Procura torinese Gian Carlo Caselli, dei suoi stessi legali (non si fidava, lo descrive come un paranoico), nonché il suo stesso per cancellare mail e quant’altro provasse le sue relazioni extraconiugali.
Ma soprattutto, Altana ha confermato davanti ai giudici che Furchì gli avrebbe rivelato di avere affidato a tale Felice Filippis la pistola con la quale avrebbe sparato a Musy. E che sarebbe custodita, insieme ad un fucile, in un capanno vicino a un orto a Caselle.
(Il servizio completo nel giornale in edicola domani, giovedì 16 ottobre)
Processo Musy, in aula il superteste: «Furchì nascondeva una pistola a Caselle»