A più di venti anni dal fallimento e dall’inizio dei lavori di messa in sicurezza, per la prima volta, un presidente della Regione ha varcato i cancelli dell’ex cava dell’Amiantifera di Balangero. Un sito dove, per quasi un secolo, si è estratto il minerale diventato il nemico numero uno per la salute pubblica. E dove, dal 1994, si sono già spesi circa 30 milioni di euro per bonificare «la polvere». Il crisotilo che, secondo un’indagine epidemiologica cooordinata dal pm Raffaele Guariniello, ultimamente avrebbe provocato in zona almeno 95 decessi per tumori alla pleura innescati dall’asbesto. «Ho voluto constatare di persona le opere effettuate nel sito. Per quello che ho visto mi sembra si sia lavorato bene» – non nasconde il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, dopo il sopralluogo, durato circa un’ora. Un tour nella vecchia miniera insieme all’assessore regionale Monica Cerutti, agli amministratori di zona e ai vertici della Rsa, la società che sta gestendo la messa in sicurezza dell’ex Amiantifera e ha formato delle professionalità uniche nel settore. Tutti sono infilati nelle classiche tute bianche con la mascherina davanti a naso e bocca. Una precauzione necessaria per entrare in cava, anche se la dispersione di fibra in atmosfera, secondo i dati raccolti dalle centraline di rilevamento, è praticamente nulla.
«Serve una proroga per la Rsa»
È quello che, in sintesi, hanno chiesto a Chiamparino, il sindaco di Balangero, Pierdomenico Bonino e il presidente di Rsa, l’architetto Franco Musso. «La società dovrà ancora esistere almeno fino al 31 dicembre 2020, in modo da terminare la bonifica» – avverte Bonino. Questo dopo che la Regione aveva deciso di liquidare la Rsa, in scandenza alla fine del 2015. Non solo. Come ha evidenziato il geologo Massimo Bergamini, direttore della Rsa: «Secondo quello che prevede l’accordo di programma, servono ancora una ventina di milioni di euro. Nove sono già a disposizione, mentre 11 sono da reperire». Una bella cifra. «Francamente non vedo la ragione per cancellare la Rsa – riflette Chiamparino – anche perché non è un soggetto che deve produrre degli utili, ma una società che sta portando a termine una bonifica unica nel suo genere». Il presidente si affaccia sul blu intenso del lago circondato dai suggestivi gradoni, ascolta le spiegazioni dei progetti che si sono concrettizzati per stabilizzare il versante di Corio nonostante, ogni tanto, si registri qualche smottamento. Guarda i grandi capannoni che si estendono su 40mila emtri quadrati di superficie e si sono afflosciati su se stessi. «Per la loro demolizione e il recupero dell’area servono, più o meno 7 milioni e mezzo di euro – illustra ancora Bergamini – cinque usciranno dalle casse pubbliche, altri due e mezzo verranno investiti dall’azienda che potrà ricavare utili dalla vendita del materiale ferroso che smonterà».
Il futuro
Chiamparino si informa anche sul mega progetto di un impianto fotovoltaico che avrebbe dovuto decollare qualche anno fa. «I primi pannelli, per la realizzazione di un primo lotto dalla potenza di un megawatt, arriveranno nel 2015 – specifica Bonino – tra un po’ uscirà l’avviso per le imprese che vogliono partecipare alla gara d’appalto». Intanto è uscito il bando per l’aggiudicazione di altre opere: la riconversione della «Pinetina» il bar-ristorante che era frequentato dai minatori e per l’asfaltatura di strade all’interno dell’ex Amiantifera: 500 mila euro in tutto. «Ma quando la bonifica sarà terminata avete già pensato a come riconvertire l’area» – domanda Chiamparino. Progetti ce ne sono: attrazione turistica, museo del lavoro, polo artigianale. Ma, come avvertono il primo cittadino di Corio, Susanna Costa Frola e l’ex presidente della Comunità Montana delle Valli di Lanzo, Celestina Olivetti: «I Comuni del territorio non possono, da soli, gestire il futuro della vecchia cava».
Chiamparino in visita all’Amiantifera