C’è anche un venariese, Fernando Calamela, 61 anni, tra i dipendenti dell’agenzia di sicurezza accusati di essersi impossessai di svariati milioni di euro contenuti nei caveaux che avrebbero dovuto invece vigilare, sottraendoli alle giacenze degli istituti di credito per conto dei quali il servizio veniva svolto.
Secondo le indagini che hanno portato all’arresto di 7 persone, in circa dieci anni sarebbero spariti oltre 5.3milioni di euro dai caveaux di una società di vigilanza incaricata di svolgere il servizio di trasporto, custodia e contazione valori per conto di alcune banche italiane, la Union Delta. L’inchiesta è stata effettuata dai carabinieri del Nucleo Investigativo. In queste ore il Tribunale di Torino ha emesso 7 provvedimenti di cattura, 4 dei quali in carcere e 3 ai domiciliari. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, furto continuato e aggravato, simulazione di reato, bancarotta fraudolenta.
Gli accertamenti dei militari hanno ricostruito come “la sparizione del denaro non fosse attribuibile ad un singolo atto di appropriazione da parte di uno o più dipendenti infedeli, ma piuttosto alla sistematica spoliazione delle riserve contenute nel caveau da parte dei vertici della società”. A capo dell’organizzazione ci sarebbe, infatti, lo stesso amministratore delegato, Ezio Morettini, 63 anni, che attraverso l’aiuto dei suoi sodali Giuseppe Grillo, 57 anni, di Torino, Salvatore Caiazza, 45 anni, di Frossasco, Lorella Torti, 45 anni, di Collegno, Elena Fiore, 37 anni, di Torino (tutti impiegati come guardie giurate all’interno della sala conta e del caveau dell’Union Delta), avrebbe messo su il meccanismo del prelevare il denaro poco alla volta; soldi che sarebbero poi stati utilizzati anche per finanziare l’acquisto di una palestra a Milano per conto di Majida Lamrani, 43 anni, di Milano. Determinante anche il ruolo delle guardie giurate, figure collocate in posti chiave; cosicché i furti venivano coperti e mascherati con lo spostamento fittizio di denaro tra i vari istituti di credito che avevano le giacenze all’interno del caveau. Morettini e Grillo ricoprivano poi anche cariche sociali anche all’interno di un’altra società, la MG Global Service, di cui avrebbero cagionavano il fallimento. Le indagini venivano poi allargate anche alla filiale di Alessandria della società dove si scopriva che, anche in quella sede, il procuratore speciale, il venariese Calamela, si era impossessato di denaro contenuto nel caveau.
Morettini, Calamela, Grillo, Torti sono stati accompagnati in carcere mentre a Lamrani, Fiore e Caiazza sono stati concessi i domiciliari.